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Il compagno Starmer tradisce sui migranti

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I tempi della politica, e del giornalismo, sono il trionfo della relatività einsteniana. Repubblica, 6 luglio scorso: «La lezione inglese di Schlein: “Basta veti, ora l’alternativa progressista anche in Italia”».

Il pezzo attaccava poi richiamando «una certa euforia prodotta dalla vittoria laburista di Keir Starmer nel Regno Unito». Il nuovo condottiero del Labour è stato infatti per un istante (il tempo di accorgersi che guardava al centrismo blairiano e non al talebanesimo terzomondista di Corbyn) l’ennesimo Papa straniero incoronato sulle colonne del quotidiano/partito.

Repubblica, ieri 17 settembre, un paio di mesi con l’orologio cronologico, un’eternità sulla bilancia della politica. La testata di Largo Fochetti riesce ad essere l’unico media europeo e non britannico presente sull’aereo di Stato del premier. Il cronista Antonello Guerrera è già parecchio stizzito, visto che in sede di introduzione gli tocca annotare che «Starmer deve ottenere risultati concreti sui migranti in patria e per questo chiede aiuto all’Italia», l’Italia sotto il bastone fascio-sovranista raccontata quotidianamente dal suo giornale. «Addirittura», scrive (e più che un avverbio suona come un rimprovero tra pari), «Starmer fa capire che, dopo aver detto no al Ruanda, potrebbe replicare il piano Albania dell’Italia» (...)

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