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Brasile e Turchia si oppongono alle sanzioni all'Iran

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I due Paesi, che hanno un accordo di scambio con il regime, scrivono una lettere all'Onu

Roberto Amaglio
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Lo storico accordo di ieri stipulato ieri da USA, Russia e Cina riguardante le nuove sanzioni all'Iran sembrava essere il punto di svolta. I due colossi guidati da Putin e Hu Jintao avevano superato le riserve mostrate fino ad ora, sposando la linea meno accomodante degli Stati Uniti e delle altre potenze mondiali. Tuttavia l'unità di intenti, anche in questo caso, è lungi dall'essere raggiunta. A mettersi di traverso, questa volta, sono stati il Brasile e la Turchia, che oggi hanno scritto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per chiedere ai 15 membri di non adottare nuove sanzioni contro l'Iran per il suo programma nucleare. Ad annunciare la propria contrarietà il Ministro degli Esteri brasiliano. "Il Brasile e la Turchia sono convinti che sia il momento di dare una possibilità ai negoziati e di evitare delle misure nocive alla risoluzione pacifica di questo problema" scrivono in una nota congiunta il capo della diplomazia brasiliana, Celso Amorim, e il suo omologo turco, Ahmet Davutoglu. Opposizione scontata, visto che lunedì Brasile, Turchia e Iran avevano firmato un accordo di scambio di combustibile nucleare: l'Iran trasferirà 1.200 kg di uranio debolmente arricchito in Turchia, in cambio di combustibile altamente arricchito per il reattore di Teheran, utilizzato per la ricerca medica. Difficile però che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu possa accogliere tale richiesta. L'idea sempre più concreta tra i 15 membri del Consiglio, infatti, è che sia ora di dare un giro di vite ai propositi nucleari iraniani.

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