Dazi, un mese dopo: sta vincendo Donald Trump

di Carlo Nicolatodomenica 4 maggio 2025
Dazi, un mese dopo: sta vincendo Donald Trump
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A un mese esatto dal cosiddetto “liberation day”, il giorno in cui il presidente americano Donald Trump ha annunciato tariffe per tutto il mondo, le dense nubi incombenti sui mercati finanziari mondiali sembrano essersi ormai quasi dipanate. Secondo i media statunitensi, Wall Street ha cancellato le perdite sofferte dopo l’annuncio dei dazi: S&P 500 ha registrato la sua più lunga serie positiva dal 2004, nove giorni, così come il Dow Jones. Sia l’Europa che la Cina si stanno muovendo nella direzione voluta da Trump, con proposte concrete nel primo caso e con un’apertura al dialogo nel secondo. E il tycoon può perfino cantare vittoria sciorinando dati economici per certi versi inaspettati, che ci raccontano una narrazione diversa da quella comune che vorrebbe l’economia americana sull’orlo del baratro e quella mondiale di conseguenza. Su tutti c’è il dato dei posti di lavoro, in crescita di 177mila unità, in leggero calo rispetto ai 185mila rivisti di marzo, ma ben al di sopra delle aspettative di 130mila; e quello dei nuovi ordini di beni manifatturieri, aumentati del 4,3% rispetto al mese precedente, in accelerazione rispetto all’incremento dello 0,5%, rivisto al ribasso a febbraio.

Ma c’è anche l’inflazione, calata al 2,3% su base annua dal 2,7% di febbraio, dati che hanno spinto Trump a chiedere ancora al presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, di abbassare i tassi: «La benzina ha appena superato quota 1,98 dollari al gallone, il prezzo più basso da anni» ha scritto il presidente su Truth, «i prezzi dei generi alimentari (e delle uova!) sono scesi, così come quelli dell’energia, così come i tassi dei mutui, l’occupazione è forte e tante altre buone notizie, con miliardi di dollari che piovono dai dazi. Proprio come ho detto, siamo solo in una fase di transizione, siamo solo all’inizio! Nessuna inflazione, la Fed dovrebbe abbassare i suoi tassi!».

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Le buone novelle sembrano fissare le basi per una crescita futura, come promesso da Trump, il cui piano di bilancio per il 2026 darà priorità a sicurezza interna e difesa: la proposta prevede un incremento del 13% della spesa per la difesa, del 65% per la sicurezza interna e tagli del 22% alla spesa pubblica complessiva. Sui dazi invece è stato il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, ad avanzare in un’intervista al Financial Times un’offerta per aumentare gli acquisti di beni statunitensi di 50 miliardi di euro, a patto però che Washington elimini anche il 10% sui suoi prodotti già in vigore.

«Se ciò che consideriamo un problema nel deficit sono i 50 miliardi di euro, credo che possiamo davvero risolvere questo problema molto rapidamente attraverso l’acquisto di Gnl, attraverso alcuni prodotti agricoli come la soia o altri settori», ha affermato Sefcovic. L’opzione di acquisto di una quota maggiore di Gnl dagli Stati Uniti era stata proposta dalla presidente della Commissione Von der Leyen fin dal novembre 2024, ma dopo il “liberation day”, quando si è tornato a discuterne, il presidente americano aveva riposto che non era sufficiente in quanto l’Europa avrebbe dovuto acquistare gas per 350 miliardi, che secondo Trump rappresenta l’esatto valore del deficit commerciale Usa-Ue. La Commissione ha precisato che l’offerta da 50 miliardi non è ancora sul tavolo ma c’è una disponibilità a trattare.

Sempre però, ha detto Sefcovic al giornale britannico, che non si faccia confusione sui dati, che nel conteggio si consideri anche il surplus che gli Usa registrano nei servizi: «Ciò che è molto importante per noi è capirsi un po’ meglio, qual è la loro posizione, da dove vengono: penso che adesso ci capiscano un po’ meglio» ha chiarito il commissario al commercio.

Anche dalla Cina arrivano segnali importanti. Dopo le offerte di dialogo di Washington, l’account cinese Yuyuan Tantian, affiliato all’emittente televisiva statale Cctv, ha dichiarato in un post sulla piattaforma Weibo che «se gli Usa desiderano interagire con la Cina, per la Cina non c’è nulla di male in questa fase». L’apertura ai colloqui è stata confermata dal ministero del Commercio cinese, che ha dichiarato che la Cina «sta attualmente valutando un’offerta dagli Usa sui negoziati» e che la porta di Pechino è aperta a patto che Washington mostri «sincerità» nei suoi confronti. Giovedì Trump ha affermato che ci sono «molte buone probabilità» che Pechino e Washington raggiungano un accordo.

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