La parata di Putin sulle orme di Stalin

La cerimonia sulla Piazza Rossa a Mosca: dai nazisti all'Ucraina, tra passato e futuro
di Marco Patricellilunedì 5 maggio 2025
La parata di Putin sulle orme di Stalin
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La cerimonia sulla Piazza Rossa di Mosca per celebrare la vittoria sul nazismo in quella che nell’Urss era stata chiamata “Grande guerra patriottica” era stata voluta da Stalin il 24 giugno 1945.

Vladimir Putin, impegnato nella “guerra calda” con l’Ucraina, ha dato al Giorno della vittoria (Den’ Pobiedi) una fortissima carica simbolico-evocativa, proclamando una tregua unilaterale di 72 ore con Kiev e allestendo un megaspettacolo militare al quale i rappresentanti di mezzo mondo, però, non assisteranno.

Stalin aveva l’alibi di potersi proporre come l’aggredito da Hitler, che al prezzo mostruoso di oltre venti milioni di vittime militari e civili aveva liberato l’Unione Sovietica, mentre Putin l’Ucraina l’ha aggredita con l’eufemistica Operazione militare speciale con la scusa di voler estirpare il nazismo dal confinante Paese slavo. Nonostante la narrazione della sinistra nostrana, Stalin non era un liberatore e Putin non ha affatto liberato una fetta di Ucraina ma l’ha annessa con la forza. La grande parata militare del 9 maggio sulla Piazza Rossa, nell’80° della fine della seconda guerra mondiale in Europa, assume dunque un rilievo del tutto particolare.

Stalin nel 1945 voleva una cerimonia imponente che testimoniasse al mondo la vitalità del sistema comunista. Aveva accolto con stizza la fine anticipata della guerra in Italia ottenuta dai servizi segreti Usa che nella prima fase l’avevano tenuto all’oscuro delle trattative che avevano portato alla resa di Caserta, e pure la capitolazione tedesca avvenuta a Reims il 7 maggio. La resa del Terzo Reich offerta al comandante supremo alleato Dwight Eisenhower il 6 maggio, in un disperato tentativo, proponeva la cessazione delle ostilità solo sul fronte occidentale, come da istruzioni del nuovo cancelliere ammiraglio Karl Dönitz al Feldmaresciallo Alfred Jodl, con scontato rifiuto angloamericano.

Di fronte all’impossibilità di negoziare, la capitolazione generale venne firmata alle ore 2.41 del 7 con decorrenza alle 23.01 dell’8 maggio, quando a Mosca era però già il 9: questo spiega l’oscillazione tra le due date. La cerimonia, per imposizione di Stalin, venne ripetuta poche ore dopo a Berlino, con la firma del Feldmaresciallo Wilhelm Keitel e di alti ufficiali dell’Oberkommando der Wehrmacht davanti al Maresciallo Georgij Žukov. La retorica stalinista inaugurata dopo l’aggressione nazista del 22 giugno 1941 è stata ripresa a piene mani da Putin, con licenze e ritocchi di circostanza, e non a caso da tempo porta avanti una costante opera di rivalutazione della figura del dittatore georgiano e di riscrittura propagandistica della storia.

La parata della vittoria sul Terzo Reich venne annunciata il 22 giugno 1945 per farla coincidere con l’inizio dell’Operazione Barbarossa. Le immagini riprese con dovizia di particolari dai cineoperatori sovietici ci restituiscono la magniloquenza della narrazione sovietica di una liturgia studiata nei minimi dettagli, culminata con la sfilata dei soldati della polizia politica (Nkvd) che depositavano davanti al Mausoleo di Lenin 200 vessilli nazisti e il Maresciallo Žukov trionfatore in sella al suo cavallo bianco arabo Idol.

Mal gliene incolse, però, perché Stalin si ingelosì per la sua grande popolarità e l’esautorò. L’Eroe dell’Unione Sovietica venne mandato prima a comandare le truppe a Berlino, poi a Odessa e infine negli Urali, ovviamente sotto sorveglianza dell’Nkvd. La solenne parata dell’Armata Rossa è stata riproposta in tutta la sua debordante opulenza retorica nel 1965, nel 1985 e nel 1990.

Col crollo dell’Unione Sovietica la Russia ne ha raccolto l’eredità e Putin ne ha assunto l’esclusiva, non senza qualche recentissimo imbarazzo. Dopo aver aggredito l’Ucraina, nell’omaggio ai cippi che ricordano i luoghi delle vittorie dell’Armata Rossa non poté esimersi da includere anche Kiev, che forse sperava di conquistare all’inizio di una guerra la cui stessa parola ha vietato per decreto. Venerdì 9 maggio per l’80° la cerimonia della vittoria è riservata alle autorità, agli ultimi veterani e ai loro familiari. Tutte le finestre degli hotel che si affacciano sulla Piazza Rossa e qualsiasi affaccio su quella prospettiva di Mosca, per motivi di sicurezza, saranno chiusi.