Israele, il report che spiega perché l'attacco all'Iran è avvenuto proprio oggi

venerdì 13 giugno 2025
Israele, il report che spiega perché l'attacco all'Iran è avvenuto proprio oggi
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Diversi i fattori dietro l'attacco di Israele contro l'Iran. Uno dei più importanti è il report della scorsa settimana pubblicato dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che, per la prima volta in vent’anni, ha accusato formalmente la Repubblica islamica di violare gli impegni sul nucleare. Nel mirino ci sono finite "numerose inadempienze" di Teheran nel fornire risposte complete sulle sue attività nucleari. Su 35 paesi membri dell'Aiea, 19 hanno votato a favore, con il sostegno di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania.

In particolare, è stata denunciata la "generale mancanza di cooperazione" da parte dell’Iran ed è stato segnalato pure che il Paese degli ayatollah ha uranio arricchito al 60% di purezza sufficiente a realizzare nove bombe atomiche. "C’è differenza tra il materiale e l’ordigno. Dal punto di vista del materiale sono molto avanti: lo hanno già - aveva detto in una vecchia intervista al Corriere della Sera Raphael Grossi, direttore generale dell'Agenzia -. In questi anni ne hanno stoccato a sufficienza. Ma per avere un’arma atomica ci sono altre tecnologie da considerare: non impossibili per gli iraniani. Loro stessi hanno dichiarato: 'Abbiamo tutti i componenti del puzzle'”. 

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A convincere il premier israeliano Benjamin Netanyahu ad attaccare l'Iran è stata una frase chiave della relazione, che recita: "L’Aiea dichiara di non poter garantire che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico". A non dirsi d'accordo è stata ovviamente Teheran, che ha definito la risoluzione "politica" e ha annunciato l’intenzione di aprire un nuovo impianto di arricchimento, facendo anche degli aggiornamenti nel sito sotterraneo di Fordow con macchinari di ultima generazione. Da sempre, comunque, l'Iran sostiene che il suo programma nucleare abbia finalità solo pacifiche. Nel 2015 aveva siglato un accordo con Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Germania e Regno Unito impegnandosi a limitare le proprie attività nucleari e a sottoporsi a controlli rigorosi in cambio della revoca delle sanzioni economiche.  Nel 2018, l’amministrazione Trump si è sfilata e da allora Teheran ha cominciato a violare sempre di più i limiti sull’arricchimento dell’uranio.

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