Putin e la Cina d'accordo, gli amici di Khamenei ora non se lo filano più

di Carlo Nicolatovenerdì 20 giugno 2025
Putin e la Cina d'accordo, gli amici di Khamenei ora non se lo filano più
3' di lettura

I soli due mezzi alleati rimasti all’Iran si sono sentiti ieri in una telefonata in cui, tra convenevoli di rito, hanno ribadito che ci può essere solo una soluzione al conflitto con Israele, quella diplomatica. Vladimir Putin e Xi Jinping insomma non prendono neanche lontanamente in considerazione di aiutare militarmente o armare Teheran, come gli Stati Uniti con Israele, ma vogliono spegnere l’incendio prima che le fiamme travolgano inesorabilmente gli interessi dei loro rispettivi Paesi. Durante la telefonata non sono mancate le frecciate all’America che in quanto «grande potenza» dovrebbe impegnarsi «a calmare la situazione non a fare il contrario» e le accuse a Israele che «sta violando la Carta delle Nazioni Unite e altre norme di diritto internazionale».

Putin insomma si offre come “mediatore”, dice che potrebbe contribuire a negoziare un accordo che permetta a Teheran di perseguire un programma nucleare pacifico placando nel contempo le preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, ma come gli ha fatto notare Trump, per essere credibile dovrebbe prima trovare una mediazione con l’Ucraina. Per certi versi la guerra in Iran gli sta dando una grossa mano nella guerra di casa, perché ha distratto l’attenzione globale prima concentrata sulle sorti di Kiev e se dovesse esserci un’ulteriore escalation potrebbe anche distrarre armamenti americani che dall’Ucraina prenderebbero la strada per Israele. Per non parlare del petrolio ora a 78 dollari al barile, ben oltre la soglia dei 65 dollari che la Russia ha calcolato essere il minimo indispensabile per continuare a sostenere il conflitto sempre più oneroso. Più quel prezzo sale e più le speranze europee di un crollo economico russo diventano vane e la possibilità che si inverti la rotta della guerra in Ucraina, già bassissime, si annullano del tutto. Ragioni sufficienti per sacrificare gli ayatollah? Al di là dei famosi “proxy”, già spazzati via da Israele, la Russia risulta essere il principale alleato di Teheran grazie anche e soprattutto a un accordo di partenariato strategico firmato all'inizio di quest'anno da Putin stesso e dal presidente Masoud Pezeshkian. Certo non si tratta di un’alleanza di tipo militare, ma Mosca l’aveva salutata con grande soddisfazione.

Iran, dietro Khamenei e la sua cricca c'è un Paese quasi normale

Mentre Ali Khamenei è rinchiuso coni familiari in un bunker a Teheran membri del suo staff e in particolare il vi...

«Collaboriamo attivamente sulla scena internazionale e le nostre valutazioni degli eventi che accadono nel mondo sono spesso molto simili» aveva detto Putin in un precedente incontro con Pezeshkian che a sua volta aveva sottolineato come l’approfondimento dei legami con Mosca avrebbe contrastato le sanzioni occidentali che gravano su entrambi i Paesi. Il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva poi chiarito che l’accordo prestava «particolare attenzione al rafforzamento del coordinamento nell'interesse della pace e della sicurezza a livello regionale e globale e al desiderio di Mosca e Teheran di una più stretta cooperazione in materia di sicurezza e difesa». Putin insomma non è stato in grado di fare la sua parte per garantire, come promesso, la pace e la sicurezza a livello regionale e sta perdendo l’occasione per una futura e più stretta cooperazione di stampo difensivo. Tra il 2023 e il 2024 l’Iran ha certamente fornito a Mosca droni Shahed poi utilizzati in Ucraina, forse anche missili, ma ieri il presidente russo ha escluso che fornirà assistenza militare Teheran, anche perché «non l’ha chiesto», ha sottolineato. La prospettiva peggiore per la Russia tuttavia non è nemmeno la scontata sconfitta militare dell’Iran ma è la caduta del regime e quindi la perdita di un altro prezioso alleato strategico regionale dopo quella della Siria di Assad.

Alan Friedman, la profezia su Trump e Iran: "Cosa può accadere nel weekend"

"Forse sì, forse no". Donald Trump ha risposto così alla possibilità di attaccare l'I...

Anche l’ayatollah Khamenei potrebbe riparare in Russia proprio come ha già fatto l’ex dittatore siriano, andando a rinfoltire oltrecortina una sorta di cimitero degli autocrati che suggella la disfatta della strategia di Putin e il crollo dell’influenza russa tra Medio Oriente e Golfo. Per questo Putin si propone come mediatore tra Israele e Iran, e con una piccola quanto ridicola concessione alla logica si offre di incontrare Zelensky alla fine dei negoziati in Ucraina.

Donald Trump e l'Iran: cosa vuole davvero (e cosa rischia)

Se è vero che esistono momenti decisivi che segnano il destino di una presidenza, queste ore per Donald Trump pos...

ti potrebbero interessare

altri articoli di Esteri