Sotto una pioggia battente e protetto da un imponente apparato di sicurezza, Donald Trump ha aperto la sua chiacchierata visita scozzese tirando mazzate da golf alla faccia dei detrattori. Mentre il presidente americano si godeva in compagnia di suo figlio Eric i colpi sul green del suo storico resort a Turnberry rilevato nel 2008, costoro facevano risuonare in tutta la Scozia slogan di protesta come "Trump non è il benvenuto" o "Deportate Trump". Si tratta di attivisti ambientalisti, gruppi pro-immigrazione, oppositori della guerra di Israele contro Hamas a Gaza e gruppi pro-Ucraina, che per l'occasione hanno formato una vera coalizione anti-Trump.
Il suo arrivo, avvenuto ieri l'altro all’aeroporto di Prestwick, ha così trasformato la tranquilla costa sud-occidentale della Scozia in una zona blindata. Le strade intorno al resort sono state chiuse, posti di blocco della polizia disseminati ovunque e un pattugliamento costante a sorvegliare ogni angolo del lussuoso campo da golf, teatro in passato di ben quattro British Open.
Ursula e Trump, incontro domenica sui dazi: "Su invito di Donald", cosa filtra
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, volerà in Scozia domenica dove incontrerà&n...La visita del presidente, ufficialmente privata ma carica di implicazioni politiche, si snoda tra due poli opposti: da un lato il lusso dorato dei green scozzesi, dall'altro il malcontento montante di una popolazione che non ha mai amato The Donald. Nel 2018, in occasione di una visita analoga, folle galattiche si riversarono nelle principali piazze di tutto il Paese. Il motivo è sempre lo stesso: il risentimento. Come quello di Han Beyts, cittadina del posto che si è opposta fin dal 2006 alla costruzione del primo resort golfistico di Trump. «Era un paradiso naturale, ci portavo i miei figli. Ora è tutto cemento, erba artificiale e telecamere». Ma c’è chi anche accoglie Trump a braccia aperte.
All’arrivo a Prestwick, alcuni sostenitori lo attendevano con cartelli MAGA e bandiere americane. Lui, da parte sua, ha ricordato il legame personale con la Scozia, terra natia di sua madre Mary Anne MacLeod, alla quale ha dedicato un nuovo campo nel resort. E tra un paio di mesi, il 17 settembre, tornerà in visita nel Regno Unito ospite di re Carlo presso il Castello di Windsor.
Tra green e sale conferenze, comunque, il soggiorno prevede anche una ricca agenda diplomatica. Oggi Trump incontrerà la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per discutere di dazi e relazioni commerciali, mentre domani sarà la volta del premier britannico Keir Starmer (quest’ultimo, come il primo ministro scozzese John Swinney, ha ricevuto critiche per l’apertura verso Trump: «Non rappresentano il sentimento del popolo scozzese», accusano i manifestanti).
Attualmente, gli Stati Uniti impongono dazi del 50% sull’acciaio e sull’alluminio provenienti dall’Unione Europea, del 25% sulle automobili e del 10% su tutte le altre importazioni. E Trump aveva minacciato l’introduzione di ulteriori dazi del 30% a partire dal 1° agosto nel caso non si giungesse a un accordo con Bruxelles. Ancora sulla pista di atterraggio scozzese, però, il Presidente Usa aveva definito Von der Leyen «donna stimata», parlando di un 50% di probabilità che si possa trovare con l'Ue l'accordo «più grande di tutti». Le ipotesi sul tavolo? Un dazio fissato al 15% con qualche ulteriore concessione da parte dell'Ue sull'esempio di quanto fatto dal Giappone.
Con lo stesso approccio, intervenendo su Truth sul conflitto tra Thailandia e Cambogia, Trump intende usare l'arma dei dazi anche per far tacere le armi vere e proprie. Dopo aver parlato con i leader di entrambi i Paesi, minaccia aliquote del 36% se non si trova un accordo commerciale: «Non vogliamo accordi se combattono», scrive, ricordando il cessate il fuoco che annunciò a maggio tra India e Pakistan. Alla luce di questi serrati confronti, Trump a Turnberry affina il suo swing. Da golfista e da businessman. Quello in sottofondo, oltre la recinzione, è solo brusìo..