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Kirghizistan, prima notte di calma dopo gli scontri

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Nessun episodio di violenza dopo una settimana. E L'Onu fa le prime stime

Roberto Amaglio
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Prima nottata di relativa tranquillità in Kirghizistan dopo una settimana di scontri che dovrebbe aver causato circa 200 morti. Tra mercoledì e giovedì, infatti, non si sarebbero verificati episodi violenti, almeno da quanto si apprende da fonti governative. Anzi, sembrerebbe che alcune centinaia di sfollati stiano tornando lentamente verso i loro villaggi e le loro case. Situazione che sta progressivamente normalizzandosi, quindi, con l'Onu che quindi inizia a fotografare le reali dimensioni della tragedia. Le prime stime delle Nazioni Unite, infatti, parlano di 400 mila persone che hanno dovuto lasciare le loro case nel sud del Kirghizistan per sfuggire agli scontri etnici. Una situazione pericolosissima, anche perché 300 mila di questi profughi sono rimasti in Kirghizistan, mentre almeno 100 mila persone hanno cercato di varcare i confini dell'Uzbekistan, dove però il governo di Tashkent ha chiuso le frontiere. Ora di bilanci – Nelle violenze, ufficialmente, sono morte circa 190 persone e ne sono rimaste ferite oltre 2000. Ma si tratta di dati che, secondo molte fonti, dovranno essere viste al rialzo. Uzbeki in fuga, nei giorni scorsi, hanno raccontato di massacri, stupri etnici e altre atrocità, commesse anche da militari. Sul fronte internazionale, dopo consultazioni, l'Organizzazione per il trattato collettivo di sicurezza (il raggruppamento militare dei paesi ex Urss a guida russa), ha escluso l'invio di contingenti di peacekeeper nel sud del Kirghizistan. Il segretario generale Nikolai Bordyuzha ha comunque annunciato che verranno inviati specialisti nelle tecniche anti-sommossa.

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