Polonia, 7 ore da incubo: jet italiano, cosa è successo davvero

di Roberto Tortoragiovedì 11 settembre 2025
Polonia, 7 ore da incubo: jet italiano, cosa è successo davvero

(Ansa)

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L’Europa deve sentirsi insicura e prepararsi a difendere il proprio spazio aereo da possibili incursioni russe? Il dubbio è legittimo, dopo quanto accaduto nelle ultime notti nei cieli polacchi. L’incubo è cominciato alle 23:30 di martedì 9: sugli schermi della difesa aerea polacca è comparsa la traccia inequivocabile di un drone, partito cinque ore prima dalla Russia e diretto oltre il confine. Il drone, invece di far dietrofront come accaduto altre volte, ha proseguito la sua corsa verso occidente. E, poco dopo, un secondo velivolo si è materializzato sui radar, seguito da tanti altri che si sono inoltrati in Polonia anche per 300 chilometri . L'ultimo, il diciannovesimo, è stato avvistato alle sei e trenta.

Sette ore di battaglia, in cui ne sono stati abbattuti almeno otto. E ora nel quartiere generale della Nato l’allerta è massima. Già la domenica precedente un elicottero russo era penetrato in Estonia. Sono violazioni che il governo di Varsavia ha collegato alle esercitazioni Zapad 2025, la prova muscolare dell'asse Putin-Lukashenko che avrà il culmine oggi e domani con le simulazioni d'assalto di 30 mila soldati. Il premier Tusk martedì mattina ha messo in guardia: “Le manovre saranno condotte molto vicino alla nostra frontiera e sono molto aggressive. Stiamo anche fronteggiando un numero crescente di provocazioni”. Una volta carpito il pericolo, la Nato si è attivata e da una base nei dintorni di Poznam sono decollati due F-35 olandesi, impegnati nella missione di potenziamento della sicurezza aerea sul fronte orientale. Fondamentale il ruolo svolto dal Gulstream CAEW italiano, appartenente allo stesso dispositivo atlantico, che si è alzato alle 00.47 dalla pista estone di Amari, dove altri due F-35 dell'Aeronautica si sono preparati a prendere il volo entro tre minuti dall'ordine.

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Il CAEW, che costa circa mezzo miliardo di euro, è lo strumento di sorveglianza più avanzato in servizio in Europa. Sono state mobilitate anche le batterie di Patriot che fanno scudo all'aeroporto di Rzeszów, l'hub degli aiuti per l'Ucraina. Fino alla scorsa estate erano missili americani, ora sono tedeschi: Trump ha ritirato i reparti che presidiavano la frontiera e nella sfida di ieri ci sono stati solo mezzi ed equipaggi europei. I rottami sembrano appartenere ai Gerbera, una variante dei droni Shahed-Geran destinata a tenere impegnata la contraerea: in alcuni casi hanno un'ogiva esplosiva, in altri sono disarmati. Ma tutti raccolgono le informazioni sui radar attivati contro di loro e le trasmettono alle basi russe: una caratteristica che sembra indicare la volontà del Cremlino di mettere alla prova la difesa dell'Europa e capire cosa riesce a fare senza la copertura degli Stati Uniti. Che la tensione stia crescendo è palpabile, la speranza è che questi segnali restino tali e non si avanzi verso quella che sembra sempre più l’alba di un nuovo conflitto internazionale, se non globale.

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