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La mossa anti-crisi del geniale Macron: esce e torna Lecornu

L’Eliseo annuncia la (ri)nomina del premier dimissionario Lecornu. Il presidente si rifiuta di sciogliere l’Assemblea nazionale e annuncia un nuovo governo. Che dovrà presentare una manovra già bocciata
di Mauro Zanonsabato 11 ottobre 2025
La mossa anti-crisi del geniale Macron: esce e torna Lecornu

(Ansa)

3' di lettura

Il primo ministro francese dimissionario, Sébastien Lecornu, non ha fatto in tempo a rimettere il mandato per l’impossibilità di tenere in piedi una coalizione e mettere un canovaccio di azione economica condivisa, che è stato rinominato nell’identico incarico. Bizzarra la situazione. Scadeva ieri sera la deadline per l’annuncio del nuovo capo di governo francese, fissata mercoledì su France 2 proprio da Lecornu.

Al termine di una riunione tenutasi all’Eliseo nel pomeriggio con tutti i leader politici tranne quelli del Rassemblement national (Rn), la destra sovranista, e della France insoumise (Lfi), la sinistra radicale, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha confermato che «esiste una strada percorribile per raggiungere un compromesso ed evitare lo scioglimento», secondo quanto riferito dal suo entourage. Ma il nome di colui che dovrà formare una maggioranza più stabile di quella uscente e presentare lunedì la proposta di manovra finanziaria più complicata degli ultimi vent’anni è saltato fuori dal cilindro alle 22: sempre Lecornu. Nomina - annuncia l’Eliseo che ha tanto il sapore di un estremo tentativo per uscire dall’angolo. Macron lo ha (ri)incaricato di costituire un governo. Ma se le premesse sono le stesse del primo giro di valzer...

In serata, sui social, ammette che «bisogna porre fine all’instabilità politica che danneggia l’immagine della Francia e i suoi interessi» e ha assicurato che la sua squadra di governo sarà formata da personalita' che non hanno ambizioni per le presidenziali del 2027. «Farò tutto ciò che è in mio potere per dotare la Francia di un bilancio entro la fine dell’anno e per rispondere ai problemi della vita quotidiana dei nostri compatrioti» A margine del 131esimo Congresso nazionale dei vigili del fuoco francesi a Le Mans, Marine Le Pen, capogruppo dei deputati Rn all’Assemblea nazionale, ha denunciato con fermezza il mancato invito da parte del capo dello Stato. «Il presidente della Repubblica è il presidente di tutti i francesi», ha affermato Le Pen, e l’aver escluso Rn è quindi «in contrasto con la sua funzione». Perla madrina del sovranismo francese «l’unica soluzione (...) è quella di annunciare lo scioglimento dell’Assemblea nazionale affinché i francesi possano decidere la rotta da seguire». Secondo un sondaggio fIop pubblicato ieri, Rn, in caso di ritorno alle urne, raccoglierebbe il 36% dei suffragi, quasi il triplo del blocco centrale (Renaissance, MoDem, Horizons) che sostiene Macron, arenato al 13%.
«Mai prima d’ora un blocco di estrema destra aveva raggiunto un tale livello in uno studio pre-elettorale», ha dichiarato Frédéric Dabi, direttore generale del dipartimento Opinion dell’Ifop, descrivendo Rn come un partito «acchiappatutto», «un’alternativa alla crisi». Il campo presidenziale uscirebbe invece con le ossa rotte dopo quella del 9 giugno 2024. «È la forza politica che verrebbe sanzionata dagli elettori», analizza Dabi. Solo un elettore su due di Macron nel 2022 sosterrebbe ancora un candidato del blocco centrale.

L’entourage del presidente francese, nel pomeriggio ha giustificato l’esclusione di Rn e di Lfi dall’Eliseo visto che le due formazioni hanno dichiarato di voler sciogliere l’Assemblea nazionale, senza la volontà di uscire dall’impasse. «È falso. Noi vogliamo che Macron se ne vada», ha risposto Mathilde Panot, capogruppo dei deputati Lfi. I socialisti, che invocano l’introduzione di una supergabella del 2% sui patrimoni oltre i 100 milioni di euro e la sospensione della riforma delle pensioni, sono stati gli ultimi a uscire dall’Eliseo. «Nessuna risposta chiara, né sul potere d’acquisto né sulle pensioni», ha dichiarato il primo segretario del Partito socialista, Olivier Faure. «Al ritmo in cui vanno le cose e nelle condizioni in cui siamo oggi, non c’è alcuna garanzia di non sfiducia da parte del nostro partito», ha affermato Faure: «Se tutti i temi non sono sul tavolo, a cominciare dalla sospensione della riforma delle pensioni, sfiduceremo immediatamente». Nel tardo pomeriggio, Bruno Retailleau, ministro dell’Interno uscente e presidente dei Républicains, ha affermato che «l’espressione “base comune” (la maggioranza uscente formata dal blocco macroniano più i gollisti, ndr) è morta domenica sera, per mancanza di fiducia». Insomma, per Retailleau serve «una piattaforma programmatica». Secondo quanto rivelato dal Figaro in serata, Édouard Philippe, presidente di Horizons ed ex primo ministro di Macron, non ha apprezzato la proposta avanzata dal capo dello Stato durante la riunione dell’Eliseo di ritardare l’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni previsto dalla riforma delle pensioni approvata nel 2023, minacciando di non partecipare al governo sia da Lecornu o da un’altra personalità del campo macronista. Macron è sempre più solo e isolato. E lo scenario di un nuovo scioglimento dell’Assemblea nazionale potrebbe tornare a essere credibile.