L’incontro a Washington tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente americano Donald Trump è stato, tra le mille altre cose, un momento utile a rilanciare un’iniziativa di connettività regionale rimasta in sospeso per oltre due anni: il Corridoio India-Medio Oriente-Europa (Imec). Annunciato nel 2023 durante il G20 di Nuova Delhi dovrebbe rappresentare un tracciato fondamentale per la logistica tra Mediterraneo ed Estremo Oriente in grado di ridurre la dipendenza dalle rotte controllate da Turchia e Cina, specie viste le sanzioni antirusse. Il piano è perdipiù al centro della politica di stabilizzazione del Medio Oriente promossa da Trump, non meno importante degli Accordi di Abramo nello sviluppo di rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Israele. Non certo per caso, dopo poche settimane da quel G20 si verificarono i tragici fatti del 7 ottobre.
E in effetti l’Imec, osteggiato dall’Iran e da chiunque sia interessato a destabilizzare l’area, è rimasto in ghiacciaia. Fino ad oggi. Tra i promotori dell’iniziativa di Delhi ci fu anche l’Italia, interessata alle prospettive strategiche legate alle partnership con l’Arabia Saudita, che affondando sì le loro radici negli anni Trenta del Novecento, ma che ultimamente hanno conosciuto un’accelerazione senza precedenti. Un esempio riguarda l’Investment Forum Italia-Arabia Saudita, che si è svolto a Milano nel settembre 2023 con la partecipazione di oltre mille imprese. Un altro è il Forum Imprenditoriale Italia-Arabia Saudita di martedì prossimo a Riad, con 500 aziende italiane e oltre 450 saudite a interagire de visu. L’evento vedrà la partecipazione del Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in Arabia per incontri istituzionali e per partecipare al Business Forum e al Salone del Mobile. Lo scorso gennaio era stata la premier Giorgia Meloni a tracciare la rotta, quando a Riad firmò accordi per circa 10 miliardi, elevando le relazioni bilaterali a un partenariato strategico. I numeri, in generale, testimoniano la vitalità di questa relazione speciale.
La pace necessaria da Kiev a Gaza
Caro Direttore, al di là della polemica corrente derivante anche dal fatto che siamo alla vigilia di importanti e...L’export italiano verso l’Arabia Saudita ha raggiunto i 4,9 miliardi e l’Italia è al secondo posto tra i fornitori europei del Regno (dietro alla Germania). La gamma di prodotti italiani che conquistano il mercato saudita è estremamente diversificata: dai comparti ad alto valore tecnologico al settore chimico-farmaceutico, dal mobilio di design alla moda e all’agro-alimentare. Un flusso che non potrà che aumentare alla luce del Vision 2030, il mega-piano che, con investimenti stimati in oltre 700 miliardi, ambisce a trasformare il Regno saudita in un’economia non legata solo al petrolio. Tutti i settori prioritari identificati dal programma (progetti megalitici come Neom, la città futuristica da 500 miliardi di dollari; energia rinnovabile; turismo; sanità; trasformazione digitale) sono sovrapponibili con quelli “core” della produzione industriale del nostro Paese. Ecco perché, se a Trump dovesse riuscire questo nuovo miracolo diplomatico, diretta conseguenza del piano di pace a Gaza che porta il suo nome, l’Italia sarebbe in pole per poterne raccogliere i frutti.




