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La battaglia a tutela dei mici creati per piacere agli umani

L’Olanda vieta l’acquisto di gatti Scottish e Sphynx, ottenuti per iper selezione genetica e con molti problemi di salute. Obiettivo: evitare incroci innaturali
di Luca Puccinimartedì 16 dicembre 2025
La battaglia a tutela dei mici creati per piacere agli umani

3' di lettura

Prendi l’Olanda. Ha deciso che basta: no, non ha senso, anzi è pure dannoso, nuoce-gravemente-alla-salute-dei-nostri-amici-pelosetti, non più. Dal primo di gennaio, nei Paesi Bassi sarà vietato possedere (e quindi acquistare) due razze di gatti, gli Scottish Fold e gli Sphynx. Che non sono due razze qualsiasi. Sono particolari, particolarissime: sono il frutto di una selezione genetica super ricercata, hanno caratteristiche fisiche inconfondibili ma allo stesso tempo pericolose. Per loro stesse. Hanno le narici più strette del solito, per esempio. Hanno le ossa che crescono più del normale. Non hanno i baffi, hanno unghie “incarnite” nei polpastrelli, sono predisposte al fegato policistico e sono più soggette a sviluppare anomalie congenite al diaframma e al cure. Gli Sphynx non hanno pelo ma solo una coltre sottilissima. Gli Scottish Fold hanno ossicini che si fondono assieme e causano loro dolore quando tastano il terreno o quel che è. Il problema è che questi due mici sono diventati di moda. Eleganti dalle orecchie a punta i primi, paffutelli e coccolosi i secondi. Su Instagram sono le star del momento.

Taylor Swift ne ha uno, il cantante Ed Sheeran ne possiede un altro. Vip, influencer, persone dello spettacolo: tutti corrono a farsi fotografare coi loro occhioni fissi o mentre fanno le fusa. L’Olanda è il primo Paese europeo che li mette al bando. Non per cattiveria né per discriminazione, in un certo senso per salvarli. «Il benessere degli animali è una priorità», dice il sottosegretario alla Natura del governo di Amsterdam Jean Rummenie, «non è giusto che soffrano inutilmente a causa delle loro caratteristiche fisiche». Cioè è sbagliato imporre loro una vita di tribolazioni solo perché noi, noi umani, li troviamo irresistibili per uno scatto da condividere negli onnipresenti social network. È crudele, punto e stop. Per questo gli olandesi ci hanno messo un freno. L’allevamento di queste due razze feline era già vietato da tempo nello Stato dei tulipani, ma tra due settimane non sarà più possibile nemmeno acquistarne esemplari on-line e neppure importarli dall’estero. Fine, la semplice detenzione sarà multata.

Chiaro, la misura non può essere retroattiva e ciò significa che chiunque in casa abbia già uno Scottish Fold o un Sphynx non potrà essere perseguito: epperò dovrà seguire alcune indicazioni, tanto per cominciare dovrà mettere il microchip al suo cucciolo domestico, e (di conseguenza) dovrà denunciare la sua presenza. Concorsi o competizioni di bellezza sono già sconsigliate e, attenzione, la Knmvd, che è l’Associazione nazionale dei veterinari olandesi, applaude alla legge: «È un passo importante per ridurre l’allevamento e la detenzione di animali con caratteristiche fisiche dannose», sottolinea. Che poi, se il tornaconto è solo che si tratta di animali belli-da-morire, buoni per farci un book fotografico da gallery su internet, e la contropartita è che loro soffrono come dannati dalla mattina alla sera, chi è la bestia di chi? Scatti virali, gruppi digitali impazziti, pagine in rete piene di commenti, cuoricini e pollici alzati: ma qualcuno ha mai chiesto il loro consenso? Ci sono mica solo i gattini di Instagram (gli Scottish Fold e gli Sphynx sono un caso limite). Qui, oramai, ogni social network è pieno di animali inconsapevolmente sfruttati per l’immagine perfetta.

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L’uccello più cliccato del www è il podagra strigoide, un algoritmo tedesco (qualche anno fa) ha scoperto che è il preferito tra almeno 3,5 milioni di utenti. C’è chi al canile ci va con lo smarphone in mano e il cane da portarsi via lo sceglie scorrendo la classifica di quelli più popolari su Istagram (spoiler: vince il French Bulldog, è ancora in ottima posizione il chihuahua e sul podio siede, lingua di fuori e zampette abbassate, pure il pitbull). Non si salvano più nemmeno i bradipi: da quando quel maledetto cellulare ci condiziona ogni attimo d’esistenza, le foto coi bradipi in Amazonia sono diventate un cult (come fai a resistere? Ti sorridono con quella boccuccia sottile a metà tra un cartone animato e un peluche della Trudi); peccato che i governi di Brasile, Costa Rica, Panama e Colombia abbiano iniziato a temere un aumento del bracconaggio proprio al fine del contrabbando. Il tutto senza contare i danni alla biodiversità per il turismo di massa alla ricerca della foto impeccabile. Sicuri che ne valga la pena?