Quando si dice “mettere le mani avanti”. Oppure, ricorrendo a uno dei più noti proverbi latini medievali, si tratta del tipico caso di excusatio non petita, accusatio manifesta. Fatto sta che l’intervista con la quale ieri, dalle pagine di Repubblica, il deputato dem Arturo Scotto si affretta ad allontanare dalla Flotilla le ombre dell’inchiesta di Genova sulla presunta rete italiana di Hamas, sono singolari. «La Flotilla è stata la più grande missione umanitaria dal basso della storia recente», ha detto il parlamentare, che a settembre partecipò alla missione in mare in compagnia di altri suoi colleghi di sinistra. Un modo sia per rispondere alle accuse degli esponenti del centrodestra, sia per difendere l’operazione nel Mediterraneo dai possibili sviluppi dell’inchiesta genovese, che potrebbero lambire anche la Global Sumud Flotilla (sotto inchiesta c’è anche la giornalista Angela Lano, già partecipante ad alcune missioni).
Chi non ha mai usato il condizionale a proposito di quella missione, invece, è Israele. In almeno due occasioni lo Stato ebraico aveva avvertito su cosa si nascondesse dietro l’operazione umanitaria nel Mediterraneo per portare aiuti alla popolazione di Gaza. Due anni fa, The Jerusalem Post aveva dato conto di una lettera inviata dal ministero degli Affari della diaspora israeliano a una ventina di leader europei tra cui Italia, Regno Unito, Germania e rappresentanti della stessa Ue. Oggetto della comunicazione, l’attività degli agenti di Hamas nel Vecchio continente.
IL NOME EVIDENZIATO
Per quanto riguarda l’Italia, «alcuni esempi che sono stati presentati nelle lettere includono Mohammed Ahmed Hannon, un residente italiano a capo dell’Associazione di beneficenza per il sostegno palestinese (Abspp) in Italia». La rete di Hamas, metteva in guardia il ministero israeliano, «opera da molti anni in tutto il mondo, principalmente attraverso donazioni umanitarie segrete». Una delle modalità di penetrazione dell’organizzazione, eccoci al secondo pilastro delle accuse di Gerusalemme, è rappresentato dalla Palestinian conference for Palestinians abroad - Pcpa ovvero la Conferenza palestinese per i palestinesi all’estero.
Lo scorso 30 settembre, attraverso i suoi account su X, sia il ministero degli Esteri di Gerusalemme, sia l’ambasciata d’Israele in Italia avevano illustrato lo schema utilizzato. E questo grazie a una serie di documenti ufficiali di Hamas ritrovati nella Striscia di Gaza. Documenti tali da mostrare, secondo lo Stato ebraico, «l’esistenza di un legame diretto tra gli esponenti della Flottiglia e l’organizzazione terroristica di Hamas».
Tutto ruota, appunto, intorno alla Pcpa, la Conferenza fondata nel 2018 con l’obiettivo di fungere da “ambasciata” di Hamas all’estero. Sigla che Israele ha designato come organizzazione terroristica fin dal 2021 proprio per i suoi collegamenti con il movimento islamico.
È alla Pcpa che sono in capo, svelava Gerusalemme, l’organizzazione delle mobilitazioni contro lo Stato ebraico, incluse «manifestazioni violente, marce e flottiglie di protesta e provocazione». Flottiglie, dunque. In quel tweet, Israele faceva riferimento a due documenti. Il primo è una lettera del 2021 firmata dall’allora capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh (ucciso a Teheran da un raid dello Stato ebraico il 31 luglio 2024). In quella missiva, indirizzata al presidente della Pcpa, Haniyeh invitava il “fratello musulmano” all’unità, lodandone anche le finalità.
I RUOLI CHIAVE
Nel secondo documento, il più importante, era riportato un elenco dei componenti operativi della stessa Pcpa. A balzare agli occhi, il fatto che alcuni di essi fossero anche dirigenti di Hamas. Ad esempio: Zaher Birawi, conosciuto come leader delle flottiglie di protesta verso la Striscia di Gaza negli ultimi 15 anni, e Saif Abu Kashk, un operatore dell’organizzazione in Spagna. Kashk è un personaggio chiave: Israele lo indica come «amministratore delegato di Cyber Neptune, una società di facciata con sede in Spagna che possiede decine delle navi partecipanti alla flottiglia “Sumud”». Da qui la conclusione: «Queste navi appartengono segretamente a Hamas». A completare il quadro, un paio di fotografie: nella prima si vede l’attivista Greta Thunberg, protagonista delle missioni della Flotilla e volto mediatico dell’operazione umanitaria, in un gruppo di persone tra le quali compare anche Birawi; nella seconda si vede lo stesso Birawi seduto accanto ad Haniyeh.