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Hannoun, cos'hanno ritrovato a Lodi: soldi ad Hamas, l'inchiesta si allarga

di Simone Di Meo lunedì 29 dicembre 2025

3' di lettura

L’inchiesta della Dda di Genova sul finanziamento italiano ad Hamas si allarga e cambia passo. I nomi crescono, i sequestri si moltiplicano, le intercettazioni inchiodano. Gli indagati sono ad oggi ben 25, di cui 9 destinatari di misure di custodia cautelare dietro le sbarre.

Al centro del sistema, secondo la Procura, c’è Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese, arrestato e detenuto nel carcere di Marassi. Con lui altre otto persone, accusate a vario titolo di aver raccolto e convogliato fondi verso l’organizzazione terroristica islamista. Nell’elenco degli indagati compaiono anche la moglie e due figli di Hannoun: per investigatori di Digos e Guardia di Finanza erano consapevoli della reale destinazione del denaro; i “rampolli”, in alcune occasioni, avrebbero anche curato contatti e trasporti di contante.

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Gli interrogatori di garanzia davanti alla gip Silvia Carpanini non sono ancora fissati, ma il pubblico ministero prevede di avviarli entro domani, quasi tutti in videocollegamento. Fa eccezione Hannoun, unico detenuto in Liguria, che comparirà in presenza. Due soggetti risultano latitanti: uno sarebbe in Turchia, l’altro direttamente a Gaza.

Nel fascicolo entra anche un profilo noto dell’attivismo politico e mediatico: Angela Lano, 62 anni, torinese, giornalista e orientalista, direttrice dell’agenzia Infopal e autrice di diversi libri sul mondo arabo-islamico. Lano è indagata per concorso e partecipazione in associazione con finalità di terrorismo. La Digos ha perquisito la sua abitazione a Sant’Ambrogio, sequestrando denaro contante, dispositivi informatici e bandiere con simboli di Hamas. Per gli inquirenti era il terminale della propaganda dell’organizzazione in Italia, in contatti quasi quotidiani con Hannoun. Il suo nome non è nuovo alle cronache: nel 2010 era a bordo della nave del convoglio umanitario “8000 – Freedom for prisoners. Freedom for Gaza”, assaltata dalla marina israeliana. L’associazione di Hannoun avrebbe versato, in 14 anni, a Infopal circa 300mila euro per la propaganda pro Pal online.

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Il fronte dei sequestri fotografa la dimensione del procedimento. Le perquisizioni sono state ben 17, distribuite tra Genova, Milano, Roma, Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo. Il bilancio è netto: un milione e 80mila euro in contanti scovati dalle forze dell'ordine. Denaro rinvenuto non solo nelle sedi associative ma anche in abitazioni private. A Sassuolo, in un garage, sono sbucati fuori circa 560mila euro nascosti in un vano ricavato ad hoc.

Durante i blitz sono emersi altri elementi ritenuti sensibili, soprattutto telefoni e supporti elettronici destinati ora all’analisi forense. In una delle abitazioni perquisite, oltre a una mazzetta di circa 6mila euro, è stata trovata una bandiera di Hamas. In più luoghi sono stati sequestrati opuscoli riconducibili all’organizzazione e una chiavetta usb contenente anashid, canti corali celebrativi del movimento islamista. Particolare attenzione investigativa è concentrata tuttavia sui tre pc rinvenuti nascosti in un appartamento a Sant’Angelo Lodigiano, riconducibile – secondo quanto emerge – all’abitazione di uno studente.

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È materiale considerato cruciale. Le intercettazioni spiegano perché: dopo l’arresto in Olanda di Abu Rashad, indicato come uno dei principali collettori di fondi per Hamas in Europa, Hannoun e Abu Falastine avrebbero discusso a più riprese della necessità di «ripulire» i computer della sede milanese dell’associazione, in via Venini. Falastine, lo scorso giugno, rassicurava così: «Ho cancellato tutto... i vecchi files tutti cancellati... tutte le ricevute cancellate. Ovviamente ho tenuto una copia e l’ho messa in un hard disk e l’ho lasciata da un amico di fiducia».

I file riemersi, i flussi di banconote, la rete familiare e militante sono tutti indizi che la Dda di Genova sta passando al setaccio per ricostruire genesi e destinazione degli oltre 7 milioni di euro, sui 10 raccolti in oltre 20 annidi attività, che dovevano aiutare i bambini palestinesi ma che, invece, sono andati a oliare la macchina di morte dei tagliagole barbuti che pregano Allah. In serata, infine, lo studio e l’abitazione di un avvocato di origine marocchina, Mohamed Ryah, 36 anni, sono stati perquisiti a Bergamo dalla Guardia di finanza nell’ambito delle indagini sui presunti finanziamenti ad Hamas. L’avvocato è indagato con piede libero. Nel suo studio ha sede legale una delle associazioni utilizzate, secondo l’accusa, per raccogliere soldi da inviare ad Hamas: si tratta de 'La Palma', nata circa un anno fa quale costola della milanese 'La cupola d'oro'.

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