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L'economia irlandese scricchiola

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Brutta aria da Dublino. Il 58% del Pil impegnato nel salvataggio delle banche. Si rischia un altro crack

Roberto Amaglio
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Le brutte notizie vengono questa volta dal nord dell'Europa. Nel secondo trimestre, infatti, l'Irlanda ha sofferto una contrazione del Pil dell'1,2%, ribaltando completamente l'atteso +0,5% stimato dagli analisti. Un arretramento pesantissimo, tale da mettere a repentaglio la stabilità dei conti pubblici, con i margini della manovra correttiva (necessaria anche da loro) che si assottigliano fatalmente: con questa situazione, infatti, il premier Brian Cowen potrebbe anche essere costretto a rinviare i tagli alla spesa pubblica necessari per contenere il deficit. A causare questa contrazione del Pil il crollo dei consumi, anche se la situazione di Dublino è aggravata anche da un altro fattore, ben più preoccupante. Nel tentativo di salvare le banche effettuato dallo scoppio della crisi in poi (con l'apice raggiunto ad aprile con il caos greco), il governo Cowen ha stanziato 90 miliardi di euro, ossia il 58% del suo Pil (stimato in 155 miliardi). Insomma un passo più lungo della gamba, con l'Irlanda che rischia, secondo le previsioni più drammatiche, di finire anche peggio della Grecia. Intanto, gli analisti si sono limitati a correggere al ribasso le previsione di crescita fornite del governo: al +1% su base annuale stimato dalle fonti governative, gli esperti avvertono sui rischi di una crescita nulla per il 2010. Un brutto colpo, quindi, non solo per la situazione irlandese. Infatti l'economia internazionale, nell'equilibrio instabile in cui versa da circa sei mesi, ha immediatamente risentito del tonfo proveniente da Dublino. A confermare la brutta aria che tira l'indice Pmi europeo ha fatto registrare una concreta contrazione. Il settore servizi é calato a 53,6 punti a settembre, rispetto ai 55,9 di agosto. Quello manifatturiero, invece, é scivolato a 53,6, facendo segnare il minimo da gennaio. Anche gli indici azionari del Vecchio Continente hanno chiuso in terreno negativo la loro giornata di contrattazioni. Parigi ha perso lo 0,65%, Francoforte lo 0,38, mentre a Piazza Affari il Ftse Mib ha ceduto lo 0,5% e il Ftse All Share lo 0,46. A salvare la situazione, questa volta, è stata Wall Street. Grazie al superindice e le vendite delle case sopra le attese, infatti, il Down Jones ha guadagnato lo 0,2%.

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