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I palestinesi chiudono: "Niente negoziati senza lo stop agli insediamenti"

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L'aut aut ribadito all'Olp. E l'Onu vara una risoluzione contro Israele per il caso Flottiglia

Roberto Amaglio
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Sembra che alla fine a prevalere saranno le frange estreme del governo palestinese e israeliano. Sia Abu Mazen che Benyamin Netanyahu, infatti, non hanno intenzione di riprendere i negoziati diretti promossi dagli Usa sullo stop agli insediamenti ebraici situati nei territori occupati. L'ultima conferma della frenata nelle trattative è arrivata stamane dal portavoce della presidenza palestinese Nabil Abu Rudeina. A conclusione della seduta a Ramallah del Comitato Esecutivo dell'Olp e del direttivo di Al Fatah (dedicata proprio ai negoziati diretti), infatti, Nabil Abu Rudeina ha sostenuto come i palestinesi, pur continuando ad appoggiare gli sforzi dei mediatori internazionali, "non continueranno i negoziati diretti con Israele fino a quando lo Stato ebraico continuerà a costruire negli insediamenti ebraici situati nei territori occupati". Una posizione che il governo di Abu Mazen esporranno alla prossima riunione della Lega Araba, in programma venerdì prossimo in Libia. Insomma Israele resterà con il cerino in mano. Ed è soprattutto la posizione del premier Benyamin Netanyahu a essere scomoda: se da un lato le pressioni internazionali lo spingerebbero a una ripresa dei negoziati (e al conseguente blocco degli insediamenti), dall'altra l'ala più radicale della sua coalizione di governo gli tira la giacca in direzione opposta. Brutta notizia per Israele - Oltre alla grana negoziati, oggi Israele incassa anche la decisione del Consiglio per i diritti umani dell'Onu, che ha approvato un rapporto che autorizza un'azione legale per gli attacchi alla famosa flottiglia. La risoluzione, che era stata proposta dal Pakistan a nome dell'Organizzazione delle conferenze islamiche, è stata approvata con 30 sì, un contrario e 15 astenuti.

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