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Unione europea, verso la "Polexit": il Ppe minaccia di far fuori la Polonia, esplode l'Europa

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È guerra piena tra l'Unione europea e la Polonia, per quanto riguarda lo stato di diritto. La cena tra il presidente polacco Mateusz Morawiecki e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, non si è proprio conclusa a tarallucci e vino. Il gruppo di centro-destra europeo Ppe (Partito Popolare Europeo) intravede ora in parlamento i primi passi di una possibile "Polexit", sulle orme dei britannici. L'S&D (Socialisti e democratici), invita invece la Commissione europea a prendere seri provvedimenti, reagendo "con tutti gli strumenti a sua disposizione", in seguito alla sentenza di ieri, mercoledì 14 luglio 2021, secondo i socialisti e democratici, un attacco all'ordinamento giuridico dell'Ue. 

 

 

La decisione "bollente" è attesa per oggi, quando la Corte costituzionale di Varsavia deciderà se la legge polacca è superiore a quella europea in caso di conflitto. La Corte di giustizia europea (CGUE) aveva accolto due ricorsi presentati nel 2019 e nel 2021 da parte della Commissione europea, che chiedeva l'immediata sospensione dei provvedimenti emessi dalla Corte suprema polacca. Quest'ultima sarebbe, secondo le istituzioni europee, un organismo controllato dal potere politico che "mina l'indipendenza dei giudici". In particolare, la Commissione ha accusato il più alto organo giuridico polacco di iniziative arbitrarie e mirate contro magistrati che si opponevano alla maggioranza di governo, il Pis di Jaroslva Kacinski. 

 

 

Non si è fatta attendere la risposta di Varsavia, che ha presto liquidato la posizione Ue. Secondo la Corte polacca, il regolamento che permette alla CGUE di pronunciarsi in merito a "sistemi, principi e procedure" degli ordinamenti nazionali non è "in linea con la costituzione del Paese". La spaccatura con l'Ue permane anche sulle leggi Lgbtiq+, fronteggiate in primis dall'Ungheria di Viktor Orban. Secondo quanto riporta l'Ansa, i piani nazionali per il Recovery di Varsavia e Budapest restano nel frattempo congelati. In corso la valutazione per l'approvazione finale, con scadenza fissata al prossimo 3 agosto. La Polonia rischia ora di vedersi sfumare sotto gli occhi 23,9 miliardi, l'Ungheria invece 7,2. 

 

 

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