Ursula von der Leyen, ecco chi è a libro paga di lady Europa: "Estrema destra", terremoto a Bruxelles
C'è un infiltrato euroscettico alla Commissione Europea? È un po' quello che a Bruxelles si sta cercando di capire dopo che Politico.com ha pubblicato un articolo in cui si denuncia che uno dei consulenti chiave del candidato di destra alle presidenziali francesi Éric Zemmour, colui che si occupa dei finanziamenti della campagna elettorale, svolge nel contempo un ruolo di non secondaria importanza presso il servizio legale della Commissione, un dipartimento molto delicato che riferisce direttamente al presidente della stessa, cioè a Ursula von der Leyen. Il che non è solo diciamo un piccolo e imbarazzante contrattempo, visto che Zemmour è rinomatamente critico dell'Europa e in particolare della Commissione. Ma è un grosso svarione anche da un punto di vista delle regole delle istituzioni europee, in quanto il signore in questione, cioè tal Vincent Uher, risulta impiegato come «esperto nazionale distaccato» e in quanto tale è tenuto agli stessi obblighi dei funzionari di tali istituzioni, tra i quali ci sono quelli relativi alle attività esterne, retribuite o non retribuite, possibili solo dopo la specifica autorizzazione della Commissione.
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Tra l'altro le norme Ue a riguardo prevedono che il servizio competente si debba consultare «con il datore di lavoro dell'esperto nazionale distaccato», e che la Commissione si possa riservare di negare il consenso se queste attività sono incompatibili con gli «interessi dell'istituzione». Vincent Uher ovviamente non poteva non essere a conoscenza di tali regole, ma ha fatto quello che in un modo o nell'altro fanno molti funzionari Ue, se n'è fregato cercando di mantenere nell'entourage di Zemmour un profilo basso. Secondo Gilbert Payet, consulente legale e tecnico del candidato di destra, il ruolo di Uher è per lo più onorario in quanto non è in realtà responsabile dell'approvazione delle spese legate alla campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Ma il problema non è tanto per Zemmour, quanto per la Commissione che dopo aver fatto finta di nulla ha promesso che indagherà. Ma avrebbe dovuto farlo anche prima di assumerlo in quanto sei ai più il nome Uher non dica assolutamente nulla, in realtà ha già fatto la sua comparsa negli ambienti sovranisti.
Cercando qua e là qualcosa di lui si trova, tipo che nel 2018 venisse segnalato da BuzzFeed.News tra i consiglieri segreti di Marine Le Pen, altra nemica giurata dell'Europa. In quel caso si disse che il giovane Vincent si stesse occupando della parte del programma della leader di Rassemblement National riguardante il fisco, seppur venisse giudicato dai suoi collaboratori «un tipo un po' troppo dogmatico». Magari non simpatico, ma certo uno con le idee chiare: dopo aver frequentato Science Po a Parigi, durante la quale è diventato presidente del sindacato di destra Uni, Uher si è laureato nel 2011 alla École nationale d'administration, la scuola di Strasburgo che forma i funzionari statali francesi, e subito è stato assegnato al ministero dell'Economia e poi alla Corte per il diritto d'asilo. Alla sua pur giovane età può dire di aver già collaborato con i due candidati di punta e della destra sovranista delle presidenziali del suo Paese e nel frattempo di aver lavorato per lo Stato francese e per la Commissione europea. Nel suo piccolo un'avanguardia agguerrita della Riconquista teorizzata dal suo leader politico di riferimento.
Alle gesta di Vincent per conto di Le Pen e Zemmour dobbiamo aggiungere, seguendo una sottile linea nera, quelle del gestore di fondi Alpac Capital per conto di un altro sovranista poco digerito dalle parti di Bruxelles, ovvero Viktor Orban. Quest' ultimo ha già negato interessi di qualsiasi genere, ma è un fatto che l'Alpac Capital che ha appena acquisito la quasi totalità dell'emittente multilingue ed euroentusiasta Euronews, sia legata da vincoli stretti con il Primo ministro ungherese Orban. La società di investimento portoghese infatti oltre ad avere un ufficio a Budapest e ad aver ricevuto capitali da grandi aziende ungheresi, ha avuto spesso connessioni di vario genere con il governo di Orban, in particolare con il ministro degli Esteri Péter Szijjártó.