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Ucraina, perché la crisi a Est rilancia la difesa unica europea

Roberto Formigoni
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C'è una guerra che Putin sta drammaticamente perdendo, è quella sul piano dell'opinione pubblica politica. Negli anni scorsi, con il declinare militare degli USA (basti pensare all'Afganistan), col fiorire della cancel cultura e del populismo (di destra e di sinistra) nel mondo occidentale erano sorti e cresciuti gruppi e partiti dichiaratamente putinisti e antioccidentali. Non che siano ancora scomparsi, ma sono ovunque in forte difficoltà, ed è facile pensare che perderanno sempre più vigore e credibilità. Un tema sul quale già oggili possiamo dichiarare praticamente finiti è quello di una difesa comune europea. I lobbisti che facevano la fila a Mosca, come l'ex cancelliere tedesco Schroeder, sono nell'angolo. E prende sempre più piede in tutta Europa la volontà di costruire una difesa comune, in stretta collaborazione con l'alleanza atlantica. Parallelamente cadono le riserve americane del passato: a Washington c'era sempre il sospetto che lo stretto legame trai due paesi europei più forti (l'asse Franco-tedesco) scivolasse verso una posizione di terza forza, equidistante tra Stati Uniti e Russia. Oggi la situazione è radicalmente diversa. La brutale aggressione all'Ucraina ha un effetto geopolitico dirompente.

 

 

Le tentazioni di alcuni paesi di perseguire una politica estera mercantilista, muovendosi opportunisticamente tra Est e Ovest, hanno ricevuto una botta dura. Per gli USA questo è un regalo geopolitico inaspettato e di grande valore. Non avranno più da diffidare dell'Europa, e potranno concentrarsi sulla sfida decisiva, quella con la Cina. Certo, ora le responsabilità dell'Europa diventeranno più chiare e impegnative. La costruzione di una forza militare comune europea diventa obbligatoria, i anche per l'affievolirsi dell'ombrello americano. Le difficoltà non mancano e non mancheranno, soprattutto perchè un esercito deve avere una catena di comando compatta, chiara e unica, e come sostegno una grande industria europea della difesa, che superi le barriere nazionali.

 

 

E le frizioni franco tedesche riemergeranno, con qualche richiesta non del tutto sballata anche di Italia e Spagna. Dovremo superarle senza equivoci, come in fondo abbiamo dimostrato di saper fare nella lotta alla pandemia e nel sostegno all'Ucraina. Soprattutto le nostre opinioni pubbliche dovranno definitivamente convincersi che l'Europa non può essere il bel giardino disarmato di cui qualcuno vagheggia, la 'superpotenza erbivora' che non teme belve feroci e aggressioni perché convince tutti col suo pacifismo. La costruzione della pace, in casa nostra e ovunque, dovrà rimanere l'obiettivo. Ma un forte e compatto esercito comune non è un ostacolo. Anzi è un aiuto è uno strumento indispensabile. 

 

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