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Ong, vietato punirle: la sentenza della Ue che condanna l'Italia all'invasione

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Alessandro Gonzato
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Et voilà: l'invasione è servita. Non bastavano 40 mila sbarchi irregolari sulle nostre coste dal primo gennaio a oggi, 11 mila in più dell'anno scorso, il triplo del 2020 e dieci volte quelli del 2019, quando Matteo Salvini era ministro dell'Interno. No: l'Italia in fatto di accoglienza indiscriminata può, ma soprattutto deve, fare di più. A deciderlo è stata la Corte di giustizia europea, con una sentenza destinata inevitabilmente a intensificare il traffico sull'autostrada del Mediterraneo, la cui sintesi è questa: le navi delle Ong non possono più essere bloccate nei porti d'approdo a meno di «evidente pericolo perla sicurezza, la salute o l'ambiente».Ma attenzione: nella «sicurezza» non rientra il numero di persone a bordo, nemmeno se quello dei migranti è di molto superiore al limite consentito sullo scafo. L'unico limite saranno le condizioni igienico-sanitarie sulla nave, ma a nave approdata quelle ormai conteranno ben poco, e comunque (vedi l'articolo sotto) le Ong se ne fregano anche di quelle e continuano a far sbarcare pure gli immigrati col Covid nonostante i divieti imposti dalle autorità locali. Di fatto, dunque, da ieri il sequestro delle grandi navi delle Ong diventa molto più difficile.

 

 

 

La sentenza scaturisce dal caso che nell'estate 2020 ha coinvolto le imbarcazioni Sea Watch 3 e 4, ispezionate dalle autorità italiane nei porti di Palermo e Porto Empedocle (ministro dell'Interno Luciana Lamorgese): durante i controlli erano state riscontrate irregolarità e da lì era scattato il fermo. Sea Watch 4 era rimasta bloccata a Palermo per sei mesi. La Ong tedesca proprietaria di entrambe le navi aveva fatto ricorso al Tar della Sicilia, sostenendo che le Capitanerie avrebbero violato la direttiva Ue 2009 del 2016 oltrepassando i poteri dello Stato d'approdo. Il Tar si era quindi rivolto alla Corte di giustizia Ue, che ha stabilito che la direttiva dovesse essere interpretata sulla base delle norme del diritto internazionale partendo dalla Convenzione sul diritto del mare, che stabilisce l'«obbligo di soccorrere le persone in pericolo». Immediato il commento dei responsabili di Sea Watch: «È una vittoria. Le navi potranno continuare a fare ciò che sanno e devono fare: soccorrere le persone, e non rimanere bloccate in porto per decisioni arbitrarie e pretestuose. I controlli arbitrari - ha ribadito la Ong, - devono finire». A rendere ancor più discutibile la sentenza c'è il fatto che solo una volta sbarcati i migranti lo Stato d'approdo potrà avviare l'ispezione della nave e il rispetto delle regole di sicurezza in mare. Poi viene sottolineata quella che dovrebbe essere un'ovvietà, ma che in realtà non lo è: nell'eventualità l'ispezione rilevi irregolarità, lo Stato può adottare le azioni che ritiene necessarie, purché «adeguate e proporzionate», e se una nave batte bandiera straniera vige il principio di leale cooperazione tra i due Paesi, i quali devono collaborare e coordinarsi in base ai rispettivi poteri.

 

 

 

La portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, ha subito fatto sapere che l'Ue «prende atto della decisione della Corte di giustizia» e che l'Italia dovrà darne applicazione, pena l'apertura di una procedura di infrazione, come ha immediatamente evidenziato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo in un articolo sul sito dell'Associazione diritti e frontiere: «Andranno risarciti tutti i danni per l'ingiustificato fermo amministrativo, protratto anche per mesi, ai danni delle navi delle Ong». Poi l'attacco politico del giurista, che insegna all'Università di Palermo, il quale ha definito «illegittimi i provvedimenti di chiusura dei porti adottati da Salvini quando occupava il Viminale che adesso si vuole riprendere». Salvini, stando al giurista Vassallo Paleologo, aveva «l'evidente scopo di dissuadere e di criminalizzare i soccorsi umanitari in acque internazionali, in modo da lasciare spazio libero per gli interventi di sequestro in alto mare, spacciati per soccorsi, operati dalle autorità della sedicente Guardia costiera libica sostenuta dalle autorità italiane con finanziamenti e missioni militari in Libia». Festeggia la sinistra: altra medaglia per Letta e la sinistra più estrema di Fratoianni. Festeggiano gli scafisti. Festeggiano le Ong, con l'autostrada(del mare) spianata. 

 

 

 

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