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Immigrazione, mezza Europa contro Meloni: il gioco sporco

Francesco Specchia
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«La saggezza e l'audacia» è il titolo della raccolta di scritti - assai european style - del compianto David Sassoli alla cui pubblicazione Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni hanno timidamente presenziato. Ma è pure la dida della fotografia dell'incontro tra le due statiste, alla presenza del ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto. La «saggezza» sta nel comprendere che le cose nella Ue devono cambiare; l'«audacia» sta nel cambiarle attraverso la politica - assai morotea delle fasi interlocutorie e dei piccoli allunghi. Fasi come quella di oggi, per capirci. «Un piacere incontrare Giorgia Meloni a Roma oggi. In vista della prossima riunione del Consiglio europeo abbiamo discusso di come: continuare a sostenere l'Ucraina; garantire un'energia sicura e accessibile; aumentare la competitività dell'industria dell'Ue; fare progressi sul Patto perla migrazione. Abbiamo anche discusso dell'implementazione del Pnrr in Italia», ha twittato la Ursula tenendosi sul vago. L'Europa sembra sulla perenne soglia della palingenesi.

 

 


BATTAGLI DIFFICILE
Ma se, tra baci, abbracci e raffiche di sorrisi, sulle materie economiche lo schema di gioco è chiaro (compresa la voglia tutta meloniana di entrare nell'asse Parigi-Berlino, per scardinarlo), sulla questione migranti la fase, più che interlocutoria, è di stallo. Da un lato, c'è l'Italia - con tutti i paesi di primo approdo - che ribadisce la necessità di far entrare nel Piano d'azione europeo per l'immigrazione non solo la solidarietà obbligatoria nella ripartizione delle quote minime dei migranti; e che vuole un trattamento agevolato in tema di erogazione di fondi o di sconti commerciali per quegli Stati africani d'origine che decidono di collaborare per il controllo dei flussi migratori. Dall'altro lato, c'è la resistenza, direi ruvida, al progetto da parte dei paesi di Visegrad e del Nord Europa. A cominciare da quella Svezia di destra conservatrice (e quindi affine a Meloni) dissenziente per voce di Lars Danielsson, il suo ambasciatore della presso Bruxelles: «Faremo sicuramente avanzare il lavoro, ma non ci sarà un patto migratorio completato durante la presidenza svedese». Che, tradotto dal burocratese significa: col cavolo che ci prendiamo i migranti, almeno fino al 2024. Certo, poi da Stoccolma si sono affrettati a puntualizzare che Danielsson aveva avuto un calo di zuccheri, ed era stato travisato. Ma, insomma, si sa che su al nord la pensano così.

 

 


NEGOZIATI FUTURI
Ora, la Ursula e la Giorgia hanno annuito reciprocamente e si sono entrambe profuse nell'augurio di una «linea comune». Ma, sull'immigrazione non sono entrate nel merito. Epperò, la presidente europea non ha neppure escluso negoziati futuri, magari rimandati al prossimo Consiglio Europeo del 9 febbraio. Tra l'altro, l'Italia ha necessità che passi il principio del recente decreto legge varato per il controllo delle attività delle Ong. Le quali devono sottostare alle leggi nazionali, rispettando disposizioni e normative delle autorità del Paese a cui chiedono un porto di approdo, senza appellarsi a interpretazioni diverse basate sui trattati internazionali.


D'altronde - è la tesi del governo - la legge promulgata a inizio anno dal Presidente della Repubblica è perfettamente in linea con i trattati stessi; e non ha ancora «ricevuto valutazioni politiche o critiche formali in sede europea»; e costituisce un tentativo di ridurre e contrastare il rischio che le Ong possano diventare fattore di attrazione del traffico illegale di clandestini. E, proprio su questo punto, la Premier aveva deciso di chiedere alla presidente della Commissione Europea un impegno deciso per arrivare ad una linea comune di contrasto ai trafficanti. Ma la Ursula è una saponetta, sguscia via che è una meraviglia. Vaghe stelle dell'Ursula, direbbe Luchino Visconti. Tutto questo accadeva mentre il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi lamentava una «sistema di accoglienza sul territorio già al collasso». Piantedosi si riferiva al caso della nave ong Geo Barents, indirizzata ad Ancona unico porto disponibile perché «è necessaria un'equa distribuzione su tutti i luoghi di possibile sbarco con l'obiettivo di sgravare il più possibile la Sicilia e la Calabria che non devono diventare il campo profughi d'Europa». E il collega Fitto ribadiva: «Noi chiediamo che l'Unione concentri i suoi sforzi e le sue risorse nel contrasto alle cause profonde della migrazione per prevenire le partenze, rafforzare il controllo delle sue frontiere esterne e intensificare la lotta ai trafficanti di esseri umani». L'Ursula, insomma, era circondata dal buon senso. Ma si è divincolata con disinvoltura... 

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