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Ong e Qatargate, il doppio colpo di spugna dell'Europa

Andrea Morigi
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A Bruxelles invocano trasparenza nei conti pubblici degli Stati, ma poi preferiscono ignorare quel che si nasconde nelle spese per le Ong. Perfino quando si scopre che qualcuno si porta a casa valigie piene di denaro, com’è accaduto con il recente scandalo del Qatargate. Per questo, la commissione CONT, che si occupa dei bilanci, aveva predisposto un testo di risoluzione che auspicava l’adozione di un regolamento in materia di Ong, che stabilisse requisiti minimi in tutta l’Ue (definizione, accesso ai finanziamenti, divulgazione delle fonti di finanziamento, indipendenza da influenze politiche e ingerenze non europee, ecc). Quando quella relazione passa al vaglio della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), alcuni emendamenti proposti dal gruppo dei Conservatori e Riformisti, principalmente volti ad aumentare il controllo sulle realtà che si mascherano da enti di beneficenza, trovano accoglienza perfino da parte della relatrice di estrema sinistra, Clare Daly, convinta che alcune sigle potrebbero rivelarsi in realtà uno strumento della Russia per ottenere propri obiettivi politici o economici.

RISOLUZIONE STRAVOLTA - Poi intervengono esponenti dei gruppi dei Verdi e di Renew, con proposte di modifica che concretamente si oppongono all’introduzione di nuove regole in materia di pubblicità e trasparenza circa le fonti di finanziamento. Così il testo, pur riconoscendo che «le recenti accuse di corruzione che hanno coinvolto le istituzioni europee hanno sottolineato la necessità di prestare maggiore attenzione al controllo e alla trasparenza dei finanziamenti dell’Ue», impedisce di fatto di mettere in moto un meccanismo che faccia finalmente chiarezza sugli affari sporchi. Tanto che il parere della LIBE, approvato ieri, finisce per essere disseminato di inviti alle istituzioni comunitarie e agli Stati membri affinché proteggano le Ong attraverso «la fornitura e l’accesso a finanziamenti adeguati e trasparenti a tutti i livelli - pubblici e privati, nazionali ed esteri».

 

 

Scompare invece ogni riferimento al Qatargate, come se non vi fosse stato un terremoto politico giudiziario che una anno fa ha scosso i palazzi di Bruxelles e Strasburgo, portando in carcere nientemeno che una vicepresidente del Parlamento europeo ed esponenti di vertice del gruppo socialista. Infine, viene introdotto un passaggio che denuncia la presunta criminalizzazione delle Ong che sarebbe attuata «proponendo e adottando leggi che impongono obblighi discriminatori alle Ong, limitando o vietando le loro attività». Pertanto, si tenta di ribaltare il piano delle responsabilità, aggiungendo che «alcune Ong devono anche affrontare controlli amministrativi o audit eccessivi, tagli ai finanziamenti motivati politicamente e requisiti legali troppo rigidi per la loro formazione e registrazione».

Un passaggio che sembra accennare, nemmeno tanto implicitamente, alle disposizioni di legge adottate dal governo italiano in merito alle attività di ricerca e soccorso in mare. E così gli Stati membri che in diversi modi cercano di esercitare un minimo di controllo si troverebbero accusati di voler «aggredire» la società civile. Eppure, i motivi per accendere i riflettori sul lavoro delle cosiddette agenzie umanitarie ci sono tutti, visto che «solo nel 2022 l’Unione Europea ha stanziato 2,6 miliardi di euro dei cittadini europei a organizzazioni non governative delle quali, per stessa ammissione delle istituzioni europee, sappiamo poco o nulla», osserva il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Vincenzo Sofo. Spesso invece non è noto né «chi ci sia dietro», né «quali siano i loro reali scopi, se dietro di esse si nasconda un’azione di ingerenza straniera e su come utilizzino tali risorse». E siccome si sarebbe trattato di un colpo di spugna, con cui si sarebbero sconfessati tutti i giudizi morali espressi dopo lo scandalo del Qatargate, «come Fratelli d'Italia abbiamo votato contro», spiega l’europarlamentare italiano.

 

 

BONIFICI SEGRETI - Senza contare che anche governi nazionali, in testa a tutti la Germania, hanno versato quattrini in abbondanza nelle casse di Sos Humanity (790mila euro), Sea Eye (400mila) e della comunità di Sant'Egidio (365mila), nell’ambito di un programma che stanzia 2 milioni di euro annui fino al 2026 a favore delle Ong. E togliere il segreto a importo e beneficiari di quei bonifici è servito a sventare il piano di sovvenzionare la United4Rescue, di cui è fondatore e presidente Thies Gundlach, teologo protestante, ma soprattutto fidanzato della vicepresidente del Bundestag, nonché esponente dei Verdi, Katrin Göring-Eckardt. Questo rende ancora più evidente, commenta Sofo, «la volontà delle sinistre di proteggere e di garantire agibilità senza limiti al loro ecosistema di Ong politicizzate, da utilizzare a piacimento contro le politiche dei governi sgraditi». Converrebbe casomai dar prova di buona amministrazione, visto che siamo ormai agli sgoccioli della legislatura e le elezioni per il Parlamento europeo sono fissate fra il 6 e il 9 giugno 2024. 

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