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Timmermans, dalla plastica alla lattuga: tutti i fiaschi del pasdaran rosso-verde

Alessandro Gonzato
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Con quella barba bianca che gli incornicia il volto, il fisico pasciuto e la passione per Venditti - oltre che per i bucatini - Frans Timmermans, olandese con trascorsi romani, più che un pasdaran delle politiche green sembra un pacioso nonno, seppur giovane, sessantun anni non divinamente portati. Somiglia all’attore della pubblicità della Balocco, «fate i buoni!», ma non è lui. Timmermans, ex vicepresidente della Commissione Ue e fino all’anno scorso commissario per il Clima, è quello che voleva mandarci in rosso imponendoci la “casa green”, ristrutturazioni da decine di migliaia di euro in nome della “sostenibilità ambientale” che avrebbe mandato in malora quella economica. Disastro scampato: il parlamento europeo, dopo mesi di battaglia, ha smontato l’euro-follia. Come quella sugli imballaggi, poche settimane fa, quando Bruxelles – di nuovo – ha bocciato la tragica idea che imponeva il riuso delle bottiglie di plastica anziché il riciclo, il che avrebbe impennato i costi di vendita tra l’acquisto di macchinari specifici e processi di sanificazione che peraltro avrebbero richiesto quantità enormi d’acqua.

ASSALTO ALLA LATTUGA
Respinta (per ora, vedremo dopo le elezioni Ue di giugno) anche la genialità di vietare le confezioni monouso per l’ortofrutta: l’olandese non volante ma politicamente sconcertante aveva dichiarato guerra all’insalata in busta, per intenderci uno dei prodotti più acquistati. L’ammiraglio Frans però un colpo l’ha messo a segno, e che colpo, ed è lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035: l’apertura ai biocarburanti, pur importante, è solo il gol della bandiera di chi si era opposto al dissennato piano. Dissennato per noi, ovviamente. Non per la Cina che con l’elettrico farà affari d’oro. Ieri però, che tirata di barba che ha preso Timmermans! L’ideologo del “green talebano” aveva stabilito che per accedere agli aiuti europei gli agricoltori dovevano lasciare il 4% dei terreni incolti, regola imposta dall’olandese attraverso la cosiddetta Pac, la politica agricola comune.

 

 

Anche questa norma, e figuriamoci, era stata decisa in nome dell’ambiente. Solo che gli agricoltori già in difficoltà sono andati in bestia, hanno iniziato a invadere le strade coi trattori (anche per altre ragioni ovviamente) e sono arrivati fino in Belgio, dove ieri il vicepresidente della Commissione Ue per la Promozione dello stile di vita europeo Margaritis Schinas ha annunciato una proroga all’ennesima euro-mazzata. Per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «la misura offre flessibilità agli agricoltori in un momento in cui devono affrontare molteplici sfide». Gli agricoltori respirano, ma protestano ancora. «È un provvedimento insufficiente», ha detto Cristiano Fini, il presidente dell’organizzazione Cia-Agricoltori. «Quello che ci aspettiamo», ha continuato, «è un gesto autorevole a sostegno dell’agricoltura, già dal Consiglio Ue di domani (oggi, ndr) con lo stralcio senza se e senza dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni. Continueremo a presidiare Bruxelles affinché l’Europa rimetta davvero al centro il settore primario, non c’è più tempo da perdere».

 

 

GRAZIE ROMA
Torniamo a Timmermans, che nel 2022 si è visto bocciare anche il famigerato Nutriscore, il sistema di etichettatura basato su un algoritmo che avrebbe penalizzato pesantemente alcuni nostri prodotti. Il parlamento Ue, altra scoppola per l’olandese, l’estate scorsa ha respinto pure la drastica riduzione dei fitofarmaci in agricoltura. E ancora: ad agosto il Nostro si è dimesso da Bruxelles per candidarsi a premier in Olanda, a capo di Sinistra Verde e del Partito del lavoro. Nuovo insuccesso. Lui si rifugia nei dolci vecchi ricordi: Grazie Roma /Che ci fai piangere abbracciati ancora/ Grazie Roma... 

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