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Nell'Europa "parassita" godono solo i padroni: questione di disuguaglianze

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Gianluigi Paragone
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A Torino un lavoratore viene licenziato da un supermercato per aver rubato una scamorza e una confezione di sei uova: sette euro e cinque centesimi di merce portata via bastano per cancellare 35 anni di lavoro senza mai un richiamo. «Mi scuso per quanto accaduto», racconta l’uomo. «Sono consapevole dell’errore commesso. Vivo una situazione privata ed economica ai limite del sostenibile, che non giustifica quanto accaduto ma mi ha portato a commettere quanto contestato».

Mutui e spese sanitarie che diventano macigni, ma il datore di lavoro non vuole sentire ragione. «Appare particolarmente grave», è scritto nella lettera di licenziamento - che Lei abbia deliberatamente prelevato dagli scaffali di vendita alcune referenze per un valore complessivo di 7,05 euro e sia poi uscito dal negozio senza provvedere al pagamento delle stesse. Con la presente le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro».

Nella stessa Torino dove si licenzia un lavoratore colpevole di aver rubato una scamorza e sei uova, il manager del gruppo Stellantis (Fca e Peugeot) Carlos Tavares nel 2023 si è intascato uno stipendio annuo di oltre 36 milioni, e la casa reale Agnelli deve spiegare le sue casseforti in Liechtenstein. Del resto la fu Fiat aveva già trasferito armi e bagagli anni fa allorquando Marchionne scelse l’Olanda come sede legale e la Gran Bretagna come sede fiscale.

 

È la globalizzazione, bellezza. E nella globalizzazione i capitali si spostano che è una bellezza... Chi sposta i capitali si professa euroentusiasta e globalista: sta’ a vedere che, come insegna la triste storia di Roberto, più ci sono crisi e più aumenta la forbice tra chi annaspa e chi... si abbuffa. Nel pieno rispetto delle regole.

“Europa Parassita” è un libro appena uscito; lo ha scritto Angelo Mincuzzi, caporedattore e inviato del Sole24Ore per Chiarelettere. Si tratta di un libro coraggioso dove emerge ciò che da tempo vado dicendo tra tv e radio e che scrivo qui su Libero: l’unica Europa che funziona a meraviglia è quella dell’elusione fiscale. «L’Europa è il più grande paradiso fiscale del mondo, è una immensa prateria nella quale una élite di super ricchi dilaga come Gengis Khan nelle antiche steppe dell’Asia». Parole dell’autore, non di un pericoloso sovranista antiUe. Mincuzzi ha il pregio di aver fatto ordine con una ricerca scrupolosa in quella marea di notizie che ogni tanto qualche pazzo si permette di portare a luce accollandosi il rischio di «favorire coloro che poi usano queste notizie per demolire il percorso europeo». 

Purtroppo in questi anni ho sentito dire anche questo tutte le volte che citavo ricerche, dossier e inchieste come furono LuxLeaks o i Panama Papers. «L’Europa è il continente dove i super ricchi possono decidere di non contribuire allo sviluppo dei paesi dove vivono e dove magari sono nati» - prendo ancora da “Europa parassita”. «Dove possono stabilire il livello di imposte da versare, in quale paese pagarle, e addirittura se custodire per sé tutta la ricchezza accumulata. Possono farlo liberamente perché le leggi approvate dai parlamenti dei nostri paesi e quelle varate dall’Unione europea glielo consentono tranquillamente, concedendo loro una impunità vietata ai cittadini comuni». I quali pagano il conto di tutte le crisi. Sembra paradossale, ma quel Continente che ha visto pensiero e politica erodere il potere dei sovrani e ridurre le diseguaglianze sta capitolando di fronte alla restaurazione dei nuovi padroni.

 

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