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Bce, strane spese per i viaggi: Christine Lagarde sotto accusa

Michele Zaccardi
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Predica bene ma razzola male. Almeno secondo il sindacato dei dipendenti della Banca centrale europea. Perché Christine Lagarde viaggia spesso in aereo. E pure, come sostengono alcuni, «in maniera piuttosto disinvolta». Il che non sarebbe un problema se la governatrice non fosse così impegnata nella sua campagna a favore della transizione energetica. Ma ipocrisia a parte, il punto è anche che quei viaggi, sempre secondo il sindacato, esulano dalle sue funzioni. Insomma, non sono «direttamente riconducibili alla politica monetaria», che poi è quello a cui la Lagarde dovrebbe pensare notte e giorno. Ma tant’è. A dare voce alle lamentele dei dipendenti di Francoforte è stato Bernardo Tomea, un rappresentante di Ipso, il sindacato dei lavoratori della Bce.

Ospite della trasmissione Omnibus su La7, Tomea ha illustrato il risultato di un sondaggio interno che risale allo scorso dicembre condotto su 1.100 dipendenti dell’Eurotower (su 3.500 totali) dal quale emergono forti critiche alla gestione di Lagarde. Critiche che riguardano sia l’amministrazione interna del personale che la trasparenza (la rilevazione, invece, non contiene giudizi sulla politica monetaria). «Nel sondaggio» ha spiegato il sindacalista, «molti colleghi dicono che sembrerebbe che i mezzi di comunicazione non siano utilizzati per fini di politica monetaria o di vigilanza bancaria. In particolare ci sono alcuni commenti relativi alle affermazioni o prese di posizione in ambito politico (da parte del vertice di Francoforte, ndr) o su conflitti armati o affermazioni riguardo capi di Stato, che sono stati particolarmente criticati all’interno della Bce dai colleghi».

 

 

Non solo. Per quanto riguarda il clima, ha aggiunto Tomea, «vengono fatti dei grandi proclami roboanti ma non sembrano seguiti in realtà da un comportamento coerente. Alcuni colleghi sollevavano il problema dei viaggi, il fatto che alcuni membri del board, la Presidente stessa, viaggino apparentemente in maniera piuttosto disinvolta per fini che non sono immediatamente riconducibili alla politica monetaria». Ma nel mirino del sindacato sono finiti anche i tagli. «In termini di moderazione di spese, di cost cutting, noi viviamo una costante pressione a ridurre i costi, i viaggi, ma poi esistono delle decisioni che è difficile riconciliare con queste politiche, quindi la cosiddetta Casa dell’Euro a Bruxelles che è stata da poco inaugurata oppure certe decisioni relative allo spostamento dei palazzi a Francoforte». 

 

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