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Juncker, la rivelazione su Napolitano: "Cose che non dovevo sapere sul governo italiano"

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​"Cose che non dovevo sapere". Se la ride, Jean-Claude Juncker, raccontando in un colloquio con il Sole 24 Ore le sue (frequenti) chiacchierate con Giorgio Napolitano. Il primo era il presidente della Commissione Ue, uno degli uomini più potenti in Europa per diversi lustri e protagonista, spesso e volentieri, di uscite politiche assai dure contro l'Italia. Il secondo dell'Italia è stato il presidente della Repubblica, altrettanto potente e sovente accusato di gestire l'agenda politica del Paese nell'ombra dal suo studio al Quirinale, condizionando la vita e le scelte di governi e parlamenti. 

Il politico lussemburghese, presidente dell'Eurogruppo dal 2005 al 2013 in un mandato che sostanzialmente si è sovrapposto, temporalmente, a quello di Re Giorgio sul Colle, ricorda: "Con Giorgio Napolitano e poi con Sergio Mattarella ho spesso negoziato, non dico in segreto ma senza troppa pubblicità: quando avevo dei problemi con i primi ministri italiani. O meglio, quando i primi ministri italiani avevano dei problemi con il presidente della commissione europea. Amavo i miei scambi con Napolitano. Ascoltando le sue descrizioni della vita dall’interno del governo italiano sono diventato uno specialista di cose che non dovevo sapere". 

 

 

 

Non fa nomi, ovviamente, ma sembra scontato il riferimento a Silvio Berlusconi, che con Juncker era entrato in durissimo contrasto nel biennio 2010-2011 e di cui è certo l'attivismo dell'allora Capo di Stato italiano per facilitarne l'uscita di scena e favorire l'approdo a Palazzo Chigi di Mario Monti, premier "europeista" per antonomasia. E quel passaggio sornione sulle "cose che non dovevo sapere" aumenta i sospetti di chi ha sempre parlato di "grande complotto" per fa fuori il Cav nel momento più drammatico della storia europea recente, segnata dall'enorme crisi economico-finanziaria della Grecia (e l'ombra dell Troika anche su Roma). 

 

 

 

​Juncker, oltre a qualche imbarazzante retroscena su Giuseppe Conte, ha parlato anche di Matteo Renzi: "Mi ricordo ancora un vertice del G20 a Brisbane nel 2014, quando in un incontro venimmo quasi alle mani, discutendo del bilancio italiano". Renzi ha subito smentito la ricostruzione del politico lussemburghese: nessun contatto fisico tra i due, "ma confermo che lo scontro verbale fu durissimo. E alla fine vincemmo noi portando a casa flessibilità per trenta miliardi". Per la cronaca, Juncker ci tiene a sottolineare: "Ho apprezzato Renzi perché a dispetto dell’atteggiamento che ebbe verso l’esterno era un uomo che sapeva ascoltare. Ma la sua facoltà di ascolto avrebbe potuto essere più spontanea". 

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