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Ilaria Salis, ora esiste una ricetta per schivare i processi per violenze

Mai era accaduto che il Parlamento avesse negato l’autorizzazione a procedere a un suo membro per un reato commesso prima dell’inizio del mandato e quindi ad esso non connesso
mercoledì 8 ottobre 2025
Ilaria Salis, ora esiste una ricetta per schivare i processi per violenze

(Ansa)

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Le decisioni di un Parlamento democraticamente eletto quale, nonostante i suoi limiti, è quello europeo di Strasburgo, vanno sicuramente rispettate. Ciò non significa però che non possano essere giudicate e anche criticate. Soprattutto se esse segnano un precedente non proprio edificante. Mai era infatti accaduto che il Parlamento avesse negato l’autorizzazione a procedere a un suo membro per un reato commesso prima dell’inizio del mandato e quindi ad esso non connesso.

D’altronde, tutta la vicenda politica e giudiziaria di Ilaria Salis si è svolta all’insegna dell’ideologia. E ancora una volta la sinistra si è trovata dalla parte sbagliata, quella che tollera e addirittura premia l’illegalità. Ideologico è stato prima di tutto aver candidato l’attivista, che non si era particolarmente distinta nella sua attività politica precedente, addirittura al Parlamento europeo, con lo scopo di poterle garantire, oltre a un lauto stipendio, una immunità che la sottraesse alla giustizia. Ideologico è stato imputare alla giustizia ungherese intenti persecutori, laddove si trattava di giudicare episodi gravi di violenza gratuita verso militanti di formazioni di destra.

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Reati alla persona, alla loro incolumità fisica. Ideologico è stato chiedere il voto segreto per un caso che non avrebbe dovuto contemplarlo. Ideologico e diseducativo, è aver trattato come una eroina una persona che ha idee a dir poco discutibili sulla proprietà privata e che in Italia era accusata di vari reati legati all’occupazione abusiva di case. Persino il Partito popolare, che in questi anni si è quasi sempre trovato schierato a fianco della sinistra, aveva dato indicazioni di voto contrarie alla revoca dell’immunità, rendendosi conto della non congruenza del caso alle ragioni che prevedono l’immunità parlamentare. Quel che però la sinistra non ha messo in conto è la contrarietà che certi atteggiamenti e comportamenti, della Salis come dei suoi sponsor politici, generano nella più parte dell’opinione pubblica, che non tollera l’impunità e neanche la sfrontatezza con cui la Salis, non meno che certi esponenti della sinistra, usano le istituzioni a proprio uso personale o di parte. Le quali istituzioni offrono certo garanzie anche di immunità per chi ricopre in esse determinati ruoli ma esse andrebbero usate per fini sicuramente più nobili. Veramente fuori luogo ci sembra poi il richiamo che la Salis ha fatto all’antifascismo. A parte la fin troppo ovvia considerazione che certi atti vandalici e di intolleranza verso i propri avversari politici sono da considerarsi a loro volta “fascisti”, una domanda che andrebbe posta a tutti coloro che con vasta adesione hanno votato per garantire l’immunità alla Salis.

Non pensate che un ideale che giustamente ritenete nobile quale quello dell’antifascismo sia seriamente compromesso dalle parole della Salis? Non pensate che ciò generi una sorta di rigetto verso il termine stesso se non proprio il concetto di antifascismo? Un’ultima domanda pure si impone: ove è finita quella sinistra che aveva fatto della legalità un proprio cavallo di battaglia e che, in suo nome, aveva dato discutibili pagelle in un passato non troppo lontano ad avversari e nemici? Il sospetto è che anche quel concetto sia stato usato più a scopo strumentale che non per intima convinzione. La crisi della sinistra è tutta politica ed è forse tutta qui: nel reiterarsi di certi comportamenti a dir poco opportunistici. E anche in un certo richiamo a vecchie pulsioni contro lo “Stato borghese”, come quelle che avevano accompagnato la stagione del terrorismo e del lungo Sessantotto italiano. Quando però almeno la parte più accorta riuscì alla fine ad isolare quegli estremismi che oggi sembrano farla da padrone.