(Adnkronos) - "In considerazione del fatto che tutti i minori sono titolari degli stessi diritti, il criterio della residenza può avere effetti discriminatori nei confronti dei bambini che non risiedono in quel territorio, che poi, spesso, sono figli di genitori migranti o provengono da famiglie più in difficoltà che vivono fuori dei centri cittadini", spiega Antonella Inverno, Responsabile Area Legale di Save the Children Italia. E tornano in evidenza anche quest'anno i casi di esclusione dei bambini dal servizio di refezione nel caso di genitori morosi nei pagamenti, nei comuni di Vigevano, Brescia, Adro, Crotone, Campobasso e Lecce. Particolarmente critica la situazione a Vigevano, dove basta che una sola retta non sia pagata perché il bambino venga escluso dalla mensa e dove il debito contratto dai genitori di un alunno viene considerato un "debito familiare", con la conseguenza che tutti i fratelli vengono esclusi dal servizio, anche se la morosità riguarda solo uno di loro. "La cattiva prassi dell'esclusione dei bambini dal servizio mensa laddove i genitori non siano in regola con il pagamento trasforma il pasto da fattore di integrazione a occasione di stigmatizzazione", prosegue Antonella Inverno. "A Crotone, per esempio, i bambini sono costretti a scegliere fra consumare i pasti, spesso un panino, in aula da soli o lasciare l'edificio. Ciò amplifica la percezione dei divari sociali e il senso di esclusione nei bambini. E' giusto richiedere il pagamento laddove ci sia una morosità, ma la rivalsa nei confronti dei genitori va esercitata in altro modo, non deve pesare sui bambini", conclude.