Hollande e il sexgate, chi è Julie Gayet: una Carlà Bruni meno glamour ma più di classe

La scalata dell'attrice che ha inguaiato il suo amante eccellente: dagli archivi qualche foto piccante, ma tutto sommato...
di Giulio Bucchidomenica 19 gennaio 2014
Hollande e il sexgate, chi è Julie Gayet: una Carlà Bruni meno glamour ma più di classe
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Il no comment di François Hollande è servito in una conferenza stampa. Seicento giornalisti si sono accalcati nel salone delle Feste dell'Eliseo (mai stato così pieno) con la speranza di avere risposte dal presidente francese sul sexgate che lo ha travolto sono rimasti delusi. Quasi un'ora senza dir nulla, poi alla fine dell'incontro è stato Alain Barluet, giornalista del quotidiano francese Le Figaro a stanarlo. "Tra qualche settimana sarete negli Stati Uniti - chiede il cronista -. Valérie Trierweiler è ancora la première dame di Francia?". Hollande rimanda la risposta: "Risolveremo la questione prima del viaggio negli Stati Uniti" in programma l'11 febbraio. Telegrafica anche la risposta del presidente sulle condizioni di salute della moglie: "Valérie si riposa. Non altro da dire". In realtà, secondo il retroscena della Stampa, Hollande ieri avrebbe recitato il requiem per un amore defunto. A Parigi tutti dicono che aspetta solo che Valérie sia dimessa dalla Salpetriére per dimetterla anche dall'Eliseo. E lasciare campo libero a Julie Gayet. Secondo indiscrezioni del blogger francese Le Reel, Julie sarebbe al quarto mese di gravidanza. La notizia verrebbe da una fonte molto vicina al presidente. Se l'indiscrezione dovesse essere confermata,, la risposta di Hollande sarebbe obbligata: la première dame sarebbe la nuova fiamma. Di seguito un ritratto dell'attrice di Maurizio Stefanini I giornali anglosassoni si sono subito affrettati a scovare i fotogrammi dei film in cui Julie Gayet appare in costumi evitici: molti con il seno di fuori, uno in cui sta invece col reggiseno ma senza mutande, e altri full frontal, come si dice. Ma tutto sommato è meno di quanto non circolasse di Carla Bruni, e sempre tutto sommato il suo profilo è forse meno glamour, ma artisticamente più consistente che non la moglie di Sarkozy, la cui carriera non è andata in fondo oltre le sfilate in passarella e qualche cover di musica leggera d’antan con voce spiccatamente afona.  Figlia di un chirurgo professore universitario e di un’antiquaria, nata nel 1972 nella regione di Parigi, Julie dall’età di 8 anni ha addirittura studiato canto lirico, prima di passare a 14 anni al teatro, e fare a 17 uno stage all’Actors Studio di Londra. Lei ha detto che era stato il padre quando le chiedeva di aiutarlo a intrattenere i suoi pazienti a averle fatto nascere a 7 anni la vocazione per la recitazione.  Ulteriori perfezionamenti al Teatro Scuola Tania Balachova e alla Scuola Circense Fratellini, ha avuto anche il tempo di studiare all’Università Storia dell’Arte e Psicologia. Esordio al cinema a ventun anni come comparsa nella Piccola Apocalisse di Costa-Gavras e nel Film Blu di Krzysztof Kieslowski, a 22 ha avuto il suo primo ruolo da protagonista in Cento e una notte di Agnès Varda. Tutti registi di grosso spessore culturale, come si vede. 49 film, 20 sceneggiati televisivi e 13 cortometraggi in 21 anni danno l’idea di una professionista alacre e coscienziosa, che tra 2007 e 2013 è diventata anche produttrice, creando ben tre società. Nelle interviste dice infatti di essere stata sempre affascinata dall’aspetto tecnico della cinematografia, in particolare dal montaggio, e forse a questo interesse è dovuto anche il matrimonio del 2003 col regista argentino Santiago Amigorena. I due, è vero, hanno poi divorziato dopo tre anni, in cui comunque hanno fatto in tempo a fare due figli, che lei malgrado i suoi impegni trova il tempo di accompagnare a scuola.  «Sono una donna, un’amica, un’amante, una madre», è la sua autodefinizione.  Certo, non una diva o una vedette internazionale, come dimostra il fatto che dopo i due dell’esordio solo altri quattro suoi film sono stati tradotti in italiano: ultimo, Solo un bacio per favore di Emmanuel Mouret, che nel 2007 fu presentato a Venezia. Elitario anche il suo carnet di premi:  il Romy-Schneider nel 1997, migliore attrice europea nel 1999, miglior attrice al Festival di Tokyo nel 2008. La sua più recente apparizione doppiata in italiano è uno sceneggiato del 2013 prodotto anche da Rai Fiction sull’Odissea, dove fa il ruolo di Elena di Troia. Se vogliamo, abbastanza fatidico. Abbastanza fatidico, se vogliamo, è anche che la sua simpatia per il Partito Socialista sia emersa alle presidenziali del 2013 con una pubblica dichiarazione di appoggio per  Ségolène Royal, proprio l’ex di Hollande. Ora dice di aver conosciuto il presidente a una cena con cineasti in cui le si sarebbe dimostrato come «un uomo formidabile», capace di ascoltare e perfettamente al corrente dei problemi della professione. di Maurizio Stefanini