Firenze, 27 mag. - (Adnkronos) - Applicata alla demenza, l'arteterapia e' un sorta di efficacissima sindrome di Stendhal al contrario: l'overdose di bellezza che puo' stordire una persona particolarmente sensibile, puo' infatti avere anche straordinari effetti benefici su una mente compromessa, provocando emozioni capaci di rallentare la malattia, in certi casi ne' piu' ne' meno di alcuni farmaci. Lo confermano le iniziative sperimentali annunciate oggi dal professor Giulio Masotti, presidente onorario della Societa' Italiana di Geriatria, alla vigilia del quarto Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer in programma a Pistoia dal 31 maggio al 1° giugno, promosso dalla locale Fondazione Cassa di Risparmio. Esperienze che lasciano tra l'altro immaginare funzioni fin qui imprevedibili per gli sterminati giacimenti culturali del paese. I dettagli nella relazione intitolata la "La memoria del bello" della geriatra Luisa Bartorelli, direttrice del Centro Alzheimer della Fondazione Roma, e in quella ("Strategie a mediazione artistica nei Centri Diurni") della collega Silvia Ragni, psicologa e musicoterapeuta. Spiegano entrambe come e con quali felici risultati hanno condotto decine di pazienti a visitare i musei della capitale e come li hanno coinvolti in attivita' artistiche, pittura, musica, danza. "I benefici sono generali ed evidenti - dice Ragni - I pazienti sono piu' motivati a partecipare, percepiscono maggior benessere, dunque si riducono i tipici sintomi negativi del comportamento, cresce l'autostima, migliorano la qualita' della vita, il tono dell'umore e, di conseguenza, le stesse relazioni con operatori e familiari. I quali vedono con soddisfazione i loro cari coinvolti in attivita' gratificanti. Si apre cosi' la strada a nuove sperimentazioni". (segue)




