Il discorso d’addio finisce direttamente nelle mani di Denis Verdini, il coordinatore del partito. "Ho deciso di non leggerlo qui", spiega Silvio Berlusconi con un groppo in gola. "Stamattina l’ho riletto. Data l’età, sono facile alla commozione". Così per illustrare ai 500 delegati del consiglio nazionale la mozione che sancisce la fine dell’avventura di Forza Italia e l’avvio di quella del Popolo della Libertà, il Cavaliere tira fuori dal cassetto il discorso con cui, il 26 gennaio 1994, annunciò via etere la sua discesa in campo e la fondazione del partito che due mesi dopo avrebbe vinto le elezioni. "L’Italia è il Paese che amo...". In poco più di dieci minuti, Berlusconi lo rilegge. "A quattordici anni di distanza, di quel discorso non c’è da cambiare una sola parola, una sola virgola. Quello che volevamo nel ’94 siamo riusciti a conseguirlo: Forza Italia è stata, è e sarà il vero baluardo della democrazia e della libertà nel nostro Paese". Adesso, però, è tempo di raccogliere la sfida del PdL "così come ci hanno chiesto gli elettori. La nostra battaglia, la nostra guerra, oggi segna un passo importante. L’avventura continua". Tommaso Montesano su Libero di sabato