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Donne sempre più costruttrici di pace: "Fondamentale il loro ruolo contro la guerra"

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Parlano le donne impegnate nelle Forze armate e di Polizia. "Alta la loro capacità diplomatica nelle situazioni di conflitto", dice il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Isabella Rauti. Maria Federica è un tenente colonnello dell'Aeronautica militare. Dal 2019, ha il compito di formare i nuovi piloti. Insegna a uomini e donne tutto quello che c'è da sapere per essere in grado di volare: "Mi sono sempre chiesta -ha spiegato- se avessi potuto mai avere problemi di genere. Ma questo non è mai accaduto, siamo a un livello tale, grazie alle nuove tecnologie, che questo aspetto sfuma. Un contributo, il mio, che ho dato anche nella Scuola internazionale, dove ho incontrato persone provenienti da culture diverse. Anche lì, zero difficoltà. Mi sono resa subito conto che il mio era solo un pregiudizio". Anche nel mestiere delle armi dunque c'è uno specifico femminile che facilita la mediazione e il dialogo. Se ne è discusso a Roma, nel Centro “Esperienza Europa David Sassoli”, durante la Conferenza internazionale multilaterale "Le donne nelle forze armate e di polizia: capacità di intermediazione e soluzione diplomatica nelle situazioni di conflitto”, organizzato dall’Istituto diplomatico internazionale con il patrocinio del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

"I giorni difficili che stiamo vivendo in Medioriente -ha sostenuto la senatrice Isabella Rauti, Sottosegretario di Stato alla Difesa- fanno immaginare come il ruolo delle donne potrebbe essere fondamentale nella costruzione della pace. La presenza femminile del resto offre, da sempre, nelle missioni internazionali un contributo professionale particolare e, in alcuni casi, il loro lavoro si è rivelato come moltiplicatore del fattore di sicurezza e di compatibilità con la popolazione civile, con le altre donne e i loro figli". "Questo appuntamento -ha affermato il presidente dell'Idi, Paolo Giordani- è la seconda tappa del percorso culturale e di ricerca avviato dall’Istituto con la conferenza dell’anno scorso sulle donne in diplomazia. Non si tratta ovviamente di rendere omaggio al luogo comune che vuole le donne parte gentile di istituzioni fondate comunque sulla forza, non sono fiori dentro i cannoni, ma parte costitutiva, integrante, effettiva, operativa dei corpi cui appartengono e che arricchiscono con il loro specifico approccio e la loro capacità di affrontare e risolvere i conflitti”.

"Nella nostra esperienza in Ucraina -ha detto, nel corso del proprio intervento, Emilia Bruna Scarcella, ispettrice nazionale della Croce Rossa Italiana- abbiamo capito che noi donne eravamo in grado di regalare un senso di pura accoglienza che solo una mamma, in situazioni complesse, riesce a dare in più rispetto a un uomo". Questione di sensibilità che però può essere affinata grazie alla formazione: "Il mio lavoro -ha sostenuto invece il capitano dei Carabinieri, Fabiola Garello, oggi nella segreteria particolare del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale- è di spiegare ai nostri allievi come riconoscere i segnali di quella che viene definita violenza di genere. Si tratta di allenare sia gli uomini che le donne a una particolare sensibilità nell'ascoltare chi la subisce. Aspetto questo che si rivela spesso determinante nell'evitare conseguenze drammatiche". 

Costruttrici di pace nelle situazioni di conflitto, parte attiva nello scongiurare le violenze di genere. Il ruolo delle donne ha però diverse sfaccettature: "Il reclutamento -ha affermato il capitano Serena Cesi dello Stato maggiore dell'Esercito, psicologa di formazione- è una fase delicata che, di fatto, orienta il futuro delle Forze armate e di Polizia. Anche qui la sensibilità femminile è determinante per ascoltare le motivazioni dei soldati. Un lavoro certosino che ha lo scopo di sviluppare le attitudini personali e di esaltarle". "Attitudini che, nelle donne, sta acquisendo valore di leadership -ha evidenziato il capitano di corvetta, Letizia Pantaleo, addetto alla direzione per l'impiego del personale della Marina militare- in un gioco di squadra dove l'inclusione femminile è piena ed equa. Le donne oggi rappresentano l'8% delle Forze armate, il 12% nel ruolo di ufficiale. Numeri destinati ad aumentare nei prossimi anni".

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