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Quanto è lunga la strada che porta alla sostenibilità energetica? NWG Energia traccia lo scenario

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Quanto è lunga la strada che porta alla sostenibilità energetica? Qual è il livello di utilizzo di fonti rinnovabili? Come, dopo la pandemia e a seguito del conflitto russoucraino, si sono ridisegnate le filiere tecnologiche per la produzione di energia da fonti non fossili? Negli ultimi due anni lo scenario europeo del settore energetico ha attraversato un’evoluzione significativa dettata da fattori esogeni, ma anche dall’implementazione di scelte che erano già state assunte negli scorsi anni. A fronte di progressi importanti, sia per quanto riguarda i numeri sia per l’aumento della sensibilità collettiva su una questione vitale, molto rimane da fare.

La guerra in Ucraina ha costretto l’Europa a ripensare le proprie filiere di approvvigionamento energetico e ha fatto accelerare la transizione verso le rinnovabili. Si potrebbe dire che, come spesso accade, una crisi porta con sé anche delle opportunità. Si è trattato non solo di una diversificazione della provenienza delle fonti energetiche, con ovvie conseguenze geopolitiche, ma anche di un’occasione per accrescere la produzione da fonti rinnovabili. “I risultati dell’ultimo biennio – dichiara Massimo Casullo Presidente di NWG Energia S.p.a. Società Benefit, leader in Italia nel settore dell’energia ricavata esclusivamente da fonti rinnovabili - sono positivi, ad esempio se guardiamo gli ultimi dati Terna, nei primi 10 mesi del 2023 la produzione di energia da fonti rinnovabili è aumentata del 12,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Tuttavia, nel confronto con altri stati membri che si osserva dai dati IEA (International Energy Agency), ci sono grandi paesi come la Spagna e la Francia che in diversi periodi dell’anno vedono la generazione di elettricità da fonti rinnovabili superare quella generata a partire da fonti fossili. L’Italia è ancora lontana da questa. Faccio un esempio: ad oggi il fotovoltaico rappresenta circa un 10/12% del mix energetico proveniente da fonti rinnovabili. Ancora non stiamo sfruttando l’enorme potenziale che può avere questa fonte di energia che è sicuramente quella più semplice da generare e più facile da diffondere. Tutti possiamo avere sui tetti delle nostre case o delle aziende un impianto fotovoltaico, se solo iniziassimo ad andare in questa direzione, anche grazie alle Comunità energetiche dal 10/12% si potrebbe passare tranquillamente a un 40%n e a un’inversione di marcia rispetto all’utilizzo delle fonti fossili.”

La transizione energetica non si realizza solo, però, attraverso le scelte politiche e i conseguenti interventi legislativi. Un ruolo importante lo giocano anche le scelte e la consapevolezza dei consumatori, le quali innescano un circolo virtuoso poiché maggiore è la richiesta di energia “sostenibile” maggiore sarà lo stimolo che il settore avrà ad abbandonare le fonti fossili. L’obiettivo che l’UE si è posta per il 2030 è quello di arrivare al 32,5% di efficienza energetica. Un traguardo ambizioso che potrà essere raggiunto solo attraverso una costante attività di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini per promuovere un uso sempre più efficiente e consapevole dell’energia. “Spesso ci lamentiamo dei prezzi delle bollette -sottolinea ancora Massimo Casullo- e sicuramente a causa di fattori esogeni c’è stato un incremento negli ultimi anni, ma, parallelamente all’aumento della domanda di energie rinnovabili, la strada per ridurre nel lungo periodo l’impatto della spesa energetica sulle famiglie è evitare gli sprechi nella quotidianità. L’energia domestica assorbe più del 18% del fabbisogno energetico nazionale ed è responsabile del 27% circa delle emissioni inquinanti. Come azienda noi investiamo molte risorse su questo aspetto attraverso tutti i nostri canali di comunicazione.” La realizzazione della transizione green in ambito energetico dipende in primo luogo dalle tecnologie che abilitano la produzione da fonti non fossili. L’innovazione dell’intera filiera è una partita strategica che riguarda non solo la sostenibilità, ma anche l’autonomia energetica. Senza know-how, ricerca e hub produttivi totalmente made in EU - in questo ambito non si può che ragionare su scala continentale - si rischia di passare da una dipendenza ad un’altra, da quella nei confronti dei detentori di riserve di petrolio e gas naturale a quella nei confronti dei detentori di tecnologie e posizioni di mercato quasi monopolistiche. A marzo di quest’anno, l’Unione Europea ha presentato un piano industriale per portare la capacità di produzione di tecnologie cruciali per la transizione energetica ad almeno il 40% del fabbisogno continentale. L’obiettivo è quello di accelerare lo sviluppo di tecnologie proprie per diminuire la dipendenza da altri paesi terzi, tra cui la Cina. In questo quadro va inserito il cosiddetto “reshoring” del fotovoltaico, cioè il progetto per riportare in Europa la gran parte delle fasi di produzione delle celle fotovoltaiche, che si è spostata negli ultimi 15 anni nei paesi asiatici. Tale disegno si ritrova anche nel Repower EU, programma dell’Unione Europea che incentiva lo sviluppo delle rinnovabili e della direttiva sulla tracciabilità della filiera, la CSDDD, in cui gli operatori dovranno dare evidenza dell’impatto ambientale e garantire il rispetto dei diritti umani in tutta la catena del valore risalendo fino all’estrazione delle materie prime. “Siamo impegnati - conclude Massimo Casullo - nei tavoli di lavoro europei con le associazioni di categoria ed ESIA, l’Alleanza dell’industria europea del fotovoltaico, per facilitare la transizione ad una filiera, dunque, più sostenibile con obiettivi e un piano di azione con audit rigorosi che permettano la piena trasparenza ed un’innovazione di processo e di prodotto volta ad abbattere l’impatto per l’ambiente in termini di emissioni. Per non ritrovarci in futuro in una situazione analoga alla dipendenza dal gas russo, non sono ammessi passi indietro su questo percorso.”

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