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La bellezza di Armani è come un sussurro

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Daniela Mastromattei
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Non ama parlare di politica Giorgio Armani, ma incalzato dai giornalisti dopo la sua sfilata si lascia andare a una riflessione sul nostro presidente del Consiglio descrivendo Giorgia Meloni come una donna forte dal grande carattere, «minuta e con un viso bellissimo». Ha un occhio attento da osservatore e creatore di bellezza lo stilista milanese che ha scelto il linguaggio dei fiori («simbolo di rinascita») per raccontare la sua donna della prossima stagione fredda. Gioca con tutte le combinazioni floreali e petali appoggiati sui tessuti, ricamati o stampati. «I fiori di inverno non ci sono, li ho inventati io!», scherzare Giorgio che ancora una volta mostra attraverso i suoi abiti, autentiche opere d’arte, l’eleganza composta di una collezione che è un messaggio di grazia e speranza «connessa all’energia e alla forza della natura» per una «stagione migliore nutrita dall’amore».


I fiori sbocciano sui completi di velluto nero o blu notte, sui lunghi cappotti verde scuro che appaiono però sempre luminosi e tattili, su scintillanti abiti in tessuto prezioso, e ne sottolineano le forme aeree e fluide, il senso di un’eleganza armonica che è poi l’essenza del lavoro di Armani. Ad accompagnare i petali anche delicate libellule ricamate, simbolo ulteriore di speranza. La silhouette verticale e leggera è slanciata da giacche con maniche svasate e pantaloni liquidi. Ai piedi sneaker o stivali bassi (tempestati di fiori). Di sera abiti lunghi e di rara bellezza a disegnare una figura poetica. Sulla passerella occhi puntati su Gina di Bernardo, storica modella di re Giorgio, volto intramontabile delle campagne pubblicitarie anni '80 e'90. «Oggi come agli inizi sento una situazione di disagio: quando ho cominciato c’era la moda di Carnaby Street che non mi appassionava e io ho proposto le mie giacche maschili e i pantaloni larghi. Oggi faccio una moda che non urla quando il mondo invece è chiassoso», confida il designer. «È difficile mettere insieme una collezione realistica in un mondo impostato sull’esagerazione». Insomma, «sono stufo di vedere una matta girare in mutande in via Montenapoleone a Milano. La mia donna rifiuta tutto ciò che non le appartiene mentre ci sono eccitazioni per tutto quello che è tra il sessuale e l’intellettuale...», conclude Armani.


Luisa Spagnoli celebra la maglieria con un’eleganza sofisticata tra ampi maglioni avvolgenti, giacconi furry morbidissimi e lunghi cardigan doppiopetto. Un viaggio di sola andata a Deauville, in un tour immaginario nei luoghi che hanno reso intramontabile questa località normanna, attuale icona di charme della Côte Fleurie. «È una meta simbolo di eleganza, sport, mondanità e saper vivere», racconta Nicoletta Spagnoli, presidente, ad e stilista del brand, «è anche una luogo di villeggiatura in voga sin dall’Ottocento e l’ambientazione del film Un uomo e una donna di Claude Lelouch, tra i miei preferiti». Nasce dai copricapi simbolici delle donne Miao, in tessuto con i capelli delle progenitrici, la collezione “A testa alta” di Hui, disegnata da Hui Zhou Zhao, la signora della moda cinese innamorata dell’Italia, che rivisita le tradizioni culturali del suo Paese per realizzare abiti sofisticati e moderni per le sue donne che frequentano le università occidentali e fanno business internazionali. Nel mix tra etnico e contemporaneo spunta il Panda ridisegnato dall’intelligenza artificiale mentre ritroviamo i ricami cinesi in un mix con le paillettes. Bellissimi gli ampi cappotti in cashmere a vestaglia con interni in seta e i maglioni in mohair. Rende omaggio alla moda britannica Chiara Boni che porta in passerella tartan e scozzesi che tingono il guardaroba di un’atmosfera cozy e senza tempo. Motivi sartoriali tradizionali, tra cui lo spigato e il Principe di Galles, aggiungono un’attitudine maschile in contrasto con le graziose silhouette femminili, a volte arricchite da dettagli di ispirazione kilt. 

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