Illustrazione interrogazione su ritardi credito d'imposta Transizione 5.0
Forza Italia è convinta che solo con una crescita robusta potremo innalzare redditi e salari e aumentare l’occupazione, finanziando lo sviluppo, la transizione verso la decarbonizzazione del sistema produttivo e il welfare. Oltre che avviare un percorso di rientro del nostro enorme debito pubblico.
La crescita si realizza migliorando la competitività delle nostre imprese, rispetto alla quale l’efficienza energetica, è elemento decisivo, specie in un Paese come il nostro in cui si registra un alto costo dell’energia, mediamente di un terzo più alto rispetto agli altri competitors europei.
Dunque Forza Italia ha accolto con favore il Piano Transizione 5.0 nel quale è previsto un credito d’imposta in favore delle imprese che negli anni 2024 e 2025, realizzino progetti di innovazione che conseguano una riduzione dei consumi energetici.
I ritardi nell’emanazione del decreto applicativo di Transizioni 5.0 hanno destato preoccupazione, soprattutto perché a causa delle condizionalità delle norme europee di riferimento, la norma ha un respiro solo biennale.
Si tratta di una norma importante, che dispone di un budget di 6,3 miliardi, cui si aggiungono le risorse di Industria 4.0 e quelle del RepowerEu per la transizione, per un totale di 13 miliardi di euro
Nell’incontro che Lei ha avuto ieri con il nuovo presidente di Confindustria è stato anticipato che il decreto sarà operativo entro giugno, in modo che le imprese possono programmare i loro investimenti per la seconda parte dell'anno.
Sarà però opportuno ascoltare maggiori dettagli, in questa che è la sede preposta, in particolare per quanto riguarda l’annunciato superamento di alcuni vincoli che avrebbero escluso le imprese dei settori energivori italiani.
Stiamo quindi parlando si settori importanti come l’acciaio, il vetro, la ceramica, il cemento, la carta, la plastica e taluni comparti del manifatturiero. Sarebbe un segnale importate se riuscissimo a confermare questa impostazione.
Replica
Ringrazio il Ministro per la compiuta risposta e chiediamo di sollecitare la struttura del Ministero delle imprese e quella degli altri ministeri coinvolti, che sono il Ministero dell’ambiente e quello dell’economia, a rendere affettivo quanto da Lei dichiarato.
Questa tipologia di strumenti è stata sempre gradita dal sistema delle imprese perché consente di adeguare i propri processi produttivi alle innovazioni tecnologiche.
La Tremonti-ter negli anni 2010-2011 fu molto apprezzata e consentì uno scatto degli investimenti industriali che in quegli anni fu superiore al resto d’Europa. Lo stesso dicasi per Industria 4.0 e Transizione 4.0. Ma anche la piccola Nuova Sabbatini riscuote un successo tale che ogni anno siamo chiamati a più di un rifinanziamento.
Questo Governo è riuscito a realizzare un confronto costruttivo e una sintonia con le imprese, in particolare sulla necessità di realizzare in Europa una vera politica industriale che si fondi anche sull'autonomia energetica.
È grazie all’impulso di questo Governo, su un’iniziativa avviata da Forza Italia (voglio qui ricordarlo), che si è aperto di nuovo il dibattito sul nucleare, quale forma di generazione elettrica in grado di sostituire le fonti fossili nel sostegno necessario all’intermittenza delle fonti rinnovabili.
Confidiamo che dalle Elezioni dell’8 e 9 giugno uscirà una maggioranza in grado di rivedere taluni eccessi della normativa green di questi ultimi anni a cominciare dal Regolamento CBAM, sulla tassazione del carbonio alle frontiere, che non applicandosi ai prodotti finiti, rischia di desertificare il manifatturiero dell’Unione Europea.
Ma ci riferiamo anche a tutta una serie di normative europee che il mondo produttivo ci sta segnalando in questi mesi, dallo stop ai motori a combustione interna, al regolamento sugli imballaggi che danneggia la filiera italiana del recupero, alle norme sulla responsabilità estesa del produttore e sul report di sostenibilità delle imprese che comportano adempimenti insostenibili per le PMI italiane.
Bisognerà rivedere anche il principio di non danneggiare l’ambiente (DNSH (do not significant harm) inserito nel regolamento sulla tassonomia, perché così come concepito non consente alle imprese soggette alla tassazione sulle emissioni di essere supportate con fondi europei negli investimenti diretti alla decarbonizzazione, all’efficienza energetica e all’economia circolare.
Concludo dicendo che gli incentivi hanno un ruolo importante per dare una direzione agli investimenti delle imprese, ed è fondamentale che le risorse che saranno messe a disposizione siano facilmente e prontamente rese accessibili, attraverso l’emananzione dei decreti attuativi, anche al fine di garantire la partenza degli investimenti e quindi la competitività del nostro sistema produttivo.