Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione prende parte alla 19. Mostra Internazionale Di Architettura - La Biennale Di Venezia 2025 presentando per la prima volta il Padiglione della Santa Sede nella Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice a Castello, che il Comune di Venezia ha dato in concessione fino al 2028 per le attività culturali della Santa Sede. Il progetto, intitolato Opera Aperta, è curato da Marina Otero, architetta, curatrice e ricercatrice, e Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia, che hanno collaborato con due tra i più importanti studi internazionali di architettura specializzati in costruzione responsabile e cura collettiva: Tatiana Bilbao ESTUDIO (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer), con sede a Città del Messico, e MAIO (Anna Puigjaner, Guillermo Lopez, Maria Charneco, Alfredo Lérida) di Barcellona.
Durante i sette mesi di apertura, il Padiglione della Santa Sede sarà uno spazio in continuo divenire e ospiterà il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, di associazioni e realtà vive di Venezia, che sono invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutta la comunità, offrendo una visione di speranza per il futuro dell'architettura, che valorizza il mondo esistente e coloro che lo abitano a dieci anni dall’Enciclica Laudato Sì sulla cura della casa comune di Papa Francesco.
“Opera Aperta è un processo collaborativo che coinvolge un team internazionale e collettivi locali” - racconta la curatrice Marina Otero – “Insieme, rivendichiamo la riparazione come pratica creativa e radicale, che trascende la forma architettonica per nutrire comunità, ecosistemi e i fragili legami tra di essi. Rivitalizzando una struttura esistente, valorizziamo le sue crepe e perdite non come difetti da nascondere, ma come aperture verso nuove possibilità. Queste soglie ci invitano a reimmaginare la relazione tra passato e futuro, crescita e decadimento, rottura e rigenerazione. Opera Aperta onora le storie stratificate incastonate nel luogo, mentre crea spazio per chi verrà dopo di noi.”
“Vediamo questa opportunità come un modo per posizionare l'architettura come un atto di cura” - spiega Tatiana Bilbao di ESTUDIO – “per riconoscere l'urgenza di prendersi cura dell'ambiente e delle comunità in questi tempi incerti, e per infondere nella nostra professione un rinnovato senso di scopo." Sulla stessa scia continua MAIO, “Il nostro lavoro esplora sistemi spaziali progettati per evolversi nel tempo, promuovendo cura, collaborazione e interdipendenza tra individui e comunità diverse. Opera Aperta porta questa visione alla sua massima espressione, fungendo da laboratorio sperimentale dove prendono forma nuovi modi di abitare e relazionarsi con l’architettura.”
Opera Aperta propone quindi una pratica viva di riparazione e cura collettiva, in un momento di precarietà ecologica e di consumo accelerato. Nei mesi, questo progetto darà nuova vita alla Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice nel sestiere di Castello, concentrandosi su ciò che può essere preservato, riutilizzato e riattivato e promuovendo un’architettura sostenibile ed etica. Questo processo di riparazione si sviluppa su più livelli, coinvolgendo gruppi diversi e forme di lavoro eterogenee per creare uno spazio dinamico e gestito collettivamente, grazie agli interventi di artigiani locali affiancati da persone desiderose di imparare e di preservare antichi saperi, assicurando, in questo modo, che le loro conoscenze rimangano attive.
Secondo la co-curatrice Giovanna Zabotti “In un mondo in cui le fratture e le divisioni sembrano amplificarsi, Opera Aperta si propone come un atto di “riparazione" e di intelligenza comunitaria. Per Venezia e i suoi abitanti, residenti e cittadini di ogni parte del mondo che la visitano e la vivono, un'occasione importante. Questo Padiglione non sarà solo uno spazio fisico, ma un luogo di incontro dove la musica diventa un linguaggio universale capace di unire le persone oltre le barriere culturali. Ogni “riparazione” è un atto di giustizia sociale, perché ridà valore a ciò che è stato trascurato, offrendo una seconda possibilità non solo agli edifici, ma anche alle persone che li abitano. Per la parte storico-monumentale “riparazione” significa inoltre garantire il suo futuro, trasferire alle nuove generazioni la testimonianza artistica, un patrimonio culturale che rappresenta le fondamenta sulle quali costruire ed alimentare la conoscenza umana. 'Laudato Si'' ci invita a prendersi cura della nostra casa comune, e in questo contesto, l'architettura può diventare un ponte per la speranza e la riconciliazione.”
Alcune tra le associazioni locali coinvolte nel progetto sono: Lares – Lavori di Restauro (sotto la guida di Andrea Cherido), specialisti nel restauro di opere in pietra, marmo, terracotta, affreschi, dipinti su tela, stucchi, nonché opere lignee e metalliche. I loro artigiani locali, le cui competenze rischiano di scomparire, guideranno i lavori di restauro, che si svolgeranno dal lunedì al giovedì, dalle 10 alle 18, e saranno visibili al pubblico, offrendo l’opportunità di assistere alla maestria artigianale in azione. L’UIA - Università Internazionale dell’Arte condurrà una serie di workshop di restauro e riqualificazione due pomeriggi alla settimana, assicurando che le tecniche tradizionali di costruzione vengano trasmesse alle nuove generazioni. I partecipanti riceveranno un diploma UIA, rafforzando un impegno a lungo termine per la conservazione di queste competenze.
Oltre al restauro, Opera Aperta promuove lo scambio culturale attraverso pasti condivisi e musica. Una cucina comunitaria, gestita dalla cooperativa NONSOLOVERDE, accoglierà due volte a settimana visitatori della Biennale e residenti locali, creando uno spazio di dialogo, confronto e coinvolgimento attorno a pasti comuni. Il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” Venezia, invece, sosterrà i musicisti locali offrendo all’interno del Padiglione sale prova, depositi e noleggio strumenti (inclusi arpa, pianoforte e pianoforte verticale). Queste strutture saranno accessibili nel fine settimana, con possibilità per i musicisti di prenotare online la sala per suonare, seguendo fasce orarie di un’ora ciascuna.
In quest’ottica, gli edifici non sono intesi come entità fisse, ma come ecosistemi in evoluzione, modellati da eredità sociali e materiali. Opera Aperta non sarà quindi un'opera finita, ma un luogo di continuo scambio, coinvolgimento e partecipazione, profondamente radicato nella comunità.