“In primo grado non è stata esaminata della documentazione fondamentale, fatto che è stato riconosciuto anche dalla Procura generale in Corte d'Assise d'Appello. A me interessa solo che venga applicata la legge”. A parlare è Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, la donna di 39 anni che è stata condannata all'ergastolo in primo grado per aver lasciato morire sua figlia di appena un anno e mezzo abbandonandola a casa per giorni senza cibo né acqua nel luglio del 2022. L'avvocata è intervenuta durante il programma “Incidente Probatorio”. condotto da Gabriele Raho su Canale 122 Fatti di Nera. La puntata è disponibile on demand sulla piattaforma Cusanomediaplay.it. La stessa Alessia Pontenani, insieme a due psicologhe del carcere di San Vittore in cui è stata detenuta l'imputata, rischia a sua volta il rinvio a giudizio per una presunta manipolazione della sua assistita.
Contemporaneamente, è partito il processo di secondo grado per Alessia Pifferi, per la quale è stata disposta una seconda perizia psichiatrica per valutarne lo stato di salute e la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Alla prima udienza dello scorso febbraio, l'imputata ha deciso di non presenziare perché ha raccontato di aver subito una violenta aggressione da una compagna di cella in carcere: “Credo che la mia assistita si sia abituata alla vita in carcere – ha detto il legale – a Vigevano ha fatto anche delle amicizie, anche se ogni tanto ha problemi. Prima dell'udienza, ad esempio, fu aggredita e non è comparsa in aula perché le sono stati applicati 4 punti di sutura sulla ferita provocata da un'altra detenuta”. Maltrattamenti, però, sarebbero avvenuti anche in altre occasioni, secondo il racconto dell'avvocata Alessia Pontenani: “Quando si esagera a parlare di un caso, si rischia di rovinare la vita delle persone. Ogni volta che si parlava di lei in tv, la mia assistita subiva aggressioni e insulti da altre detenute. Le accuse, le critiche e gli insulti più feroci vengono subiti da donne con problemi ad avere figli”. Tutto sarebbe legato alla sovraesposizione sui media, con la vicenda che ha riempito le prime pagine dei giornali e i palinsesti televisivi per mesi: “Per chi lo subisce, il processo mediatico è assolutamente negativo. Io non ho sentito tanta pressione, ma devo dire che il processo di primo grado è stato molto faticoso. Se non ci fosse stata pressione mediatica fin dall'inizio, intendo da prima che intervenissi nella difesa della mia assistita, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Non mi spiego questo accanimento morboso, ma probabilmente sono cose che interessano. Forse – ha aggiunto Alessia Pontenani – le persone guardano le trasmissioni per non immedesimarsi, probabilmente guardare il mostro alla tv ci fa comprendere che si è diversi. Di Alessia Pifferi – è sicura l'avvocata – si parlerà ancora a lungo, la perizia si sta svolgendo”. I giudici milanesi hanno incaricato lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni. Gli specialisti sono al lavoro dal 26 marzo e presenteranno le conclusioni in tre mesi, in vista della prossima udienza fissata per il 2 luglio. Il 13 maggio del 2024 la Corte d'Assise di Milano ha condannato Alessia Pifferi al carcere a vita per l'omicidio della figlia Diana, di soli 18 mesi. La bambina fu lasciata sola in casa per 6 giorni dal 14 al 20 luglio del 2022 e morì di stenti e di disidratazione. Non fu un atto di violenza, ma un atto di imperdonabile inedia: la piccola venne lasciata per quasi una settimana all'interno della propria culla nell'appartamento milanese dove Alessia Pifferi viveva con la bambina. Una triste storia di periferia, come fu definitiva dallo stesso difensore dell'imputata. In primo grado, i giudici hanno valutato che la 39enne fosse perfettamente cosciente di ciò che accadeva, che dunque fosse in grado di intendere e di volere al momento dei fatti, come stabilito dalla perizia psichiatrica. Proprio i risultati dei test che hanno preceduto il colloquio terapeutico sono finiti successivamente sotto la lente d'ingrandimento della Procura di Milano e del pubblico ministero Francesco De Tommasi, titolare anche della cosiddetta inchiesta bis sulla vicenda. Da quei test, per i quali – secondo l'accusa – Alessia Pifferi potrebbe essere stata addirittura “preparata” a rispondere, l'imputata ha mostrato un quoziente intellettivo molto basso, vicino a quello di una bambina di 7-8 anni, anche se quei risultati non hanno influito sulla perizia psichiatrica successiva. Intanto, si aprirà il prossimo 1° luglio dinanzi al gup di Milano l'udienza preliminare a carico di due psicologhe e proprio dell'avvocato Alessia Pontenani indagati nell'inchiesta bis sul caso di Alessia Pifferi. Durante il processo di primo grado, la difesa di Pifferi ha sostenuto che la donna non avesse intenzione di uccidere la figlia e che si trattasse di un caso di abbandono di minore. Tuttavia la Corte d'Assise di Milano ha ritenuto che nel movente fosse futile ed egoistico, ossia il desiderio di regalarsi un proprio spazio di autonomia trascurando il prioritario diritto-dovere di accudire la figlia. In sede di motivazioni, i giudici hanno sottolineato anche la gravità del reato, definendolo di elevatissima gravità non solo giuridica ma anche umana e sociale. Ora, però, la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio nell'inchiesta per falso e favoreggiamento anche l'avvocata di Alessia Pifferi, che – secondo l'accusa – sarebbe stata manipolata al fine di farle ottenere una perizia psichiatrica dall'esito a lei favorevole. Secondo quanto emerso dalle indagini, ci sarebbero anche diverse intercettazioni. In uno dei dialoghi intercettati dall'accusa, il 30 novembre Alessia Pifferi avrebbe detto di essere a conoscenza di “un piano”. Ovviamente, le difese punteranno a smontare le accuse già nel corso dell'udienza preliminare del prossimo 1° luglio.