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AWAKE, UN ROMANZO CHE PARTE DALLA SALA OPERATORIA E PUNTA DRITTO AL CUORE

Il magnifico viaggio nella mente umana di un neurochirurgo che opera i suoi pazienti da svegli di Christian Brogna e Claudia Zanella
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lunedì 3 novembre 2025
AWAKE, UN ROMANZO CHE PARTE DALLA SALA OPERATORIA E PUNTA DRITTO AL CUORE

3' di lettura
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Un sassofonista che suona Love Story mentre un chirurgo gli asporta un tumore considerato inoperabile: una scena che ha fatto il giro del mondo e che racconta la straordinaria pratica della awake surgery, la tecnica neurochirurgica che permette di intervenire sul cervello con il paziente sveglio e cosciente, in grado di interagire e guidare l’équipe medica.

Protagonista di questo approccio rivoluzionario è Christian Brogna, neurochirurgo di fama internazionale, che insieme all’attrice e scrittrice Claudia Zanella firma Awake (Rizzoli), un libro intenso, commovente e avvincente, in cui la divulgazione scientifica si intreccia con il racconto personale e umano.

Awake è il viaggio dentro e fuori la sala operatoria: una testimonianza in prima persona che alterna storie di pazienti, riflessioni mediche, episodi di vita e momenti di vulnerabilità, come la meningite che colpì lo stesso Brogna, costringendolo al coma e facendogli sperimentare i confini tra vita e morte.

Il risultato è un libro che parla di coraggio, empatia e scienza, restituendo il senso più profondo della missione di un medico: non soltanto rimuovere un tumore, ma custodire l’unicità di ogni individuo – emozioni, ricordi, sensibilità – ciò che rende ciascun cervello e ciascun essere umano irripetibile.

Dopo anni di lavoro in alcuni dei più prestigiosi ospedali europei, Brogna è tornato in Italia portando con sé una visione nuova del suo mestiere: quella di un medico che non separa la tecnica dalla consapevolezza, né il bisturi dalla compassione.

Nelle sue parole emerge una convinzione chiara: la paura non è un difetto da eliminare, ma una presenza da accogliere. È il sentimento che gli ricorda, prima di ogni intervento, che dietro ogni cranio aperto c’è una persona intera, con la propria storia, la propria voce, le proprie relazioni.

Quella tensione, che altrove potrebbe bloccare, per lui diventa concentrazione. “La paura – spiega – è la mia bussola.” E in effetti, nel suo racconto, la chirurgia cerebrale non è mai soltanto una prova tecnica: è un incontro tra due fragilità, quella del paziente e quella del medico, entrambe sospese su un filo di fiducia.

Brogna descrive la sua preparazione come una forma di disciplina interiore. Prima di entrare in sala operatoria, medita, visualizza i passaggi dell’intervento, lascia che la mente trovi uno spazio di quiete. È un modo per allineare la precisione del gesto con la calma del pensiero.

Nella sua visione, il silenzio ha un valore terapeutico tanto quanto la parola. “È nel silenzio che il cervello si riorganizza e guarisce,” ripete spesso. Ed è anche nel silenzio che il chirurgo ritrova la concentrazione necessaria per affrontare il territorio più complesso e misterioso che esista: la mente umana.

L’idea di un cervello immobile e definito appartiene al passato. Brogna parla invece di un organo vivo, dinamico, plasmato da esperienze, pensieri e relazioni.
Ogni incontro, ogni emozione, lascia una traccia che modifica le connessioni neuronali. Per questo, dice, “allenare la mente” significa prendersi cura di sé in senso pieno: leggere, studiare, suonare, camminare nella natura, coltivare rapporti autentici.

La neuroplasticità, che in medicina è un concetto scientifico, nel suo racconto diventa un principio di speranza: la dimostrazione che cambiare è possibile, a ogni età, anche dopo una malattia o un trauma.