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Marta Cartabia, in corsa per il Quirinale rischia di perdere il Colle per colpa dell'Anm: non piace la sua riforma della giustizia

Francesco Specchia
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Se continua ad insistere sulle battaglie di civiltà e sul rivoltare il sistema come un calzino, la Guardasigilli Marta Cartabia avrà certo il nostro plauso. Ma si giocherà quello dei magistrati e degli amici politici dei magistrati che potrebbero instradarla benignamente verso il Colle. Non è un caso che, in tutta fretta, l'Associazione Nazionale magistrati abbia riunito il suo direttivo. E, nella voce del presidente Giuseppe Santalucia si sia espresso sulla Direttiva Europea sulla presunzione d'innocenza appena approvata dal Csm e diventata legge, che prevede una svolta e un freno alle distorsioni del processo mediatico e al rapporto tra le toghe e i mass media. Sostiene Santalucia: «Sono state compiute scelte discutibili. Si è irragionevolmente irrigidita la comunicazione con la stampa dei Procuratori della Repubblica, che potranno servirsi esclusivamente di "comunicati ufficiali" e, nei casi di particolare rilevanza pubblica, di "conferenze stampa". Regole che non renderanno un buon servizio, questo è il timore, all'esigenza di una corretta informazione su quanto accade nel processo durante la fase delicatissima delle indagini».

 

 

 

Cioè: i magistrati non accettano il "bavaglio: la nuova conditio di un "atto motivato" dal Procuratore della Repubblica (recepito il parere delle Commissioni di Camera e Senato) che prevede solo "un pubblico interesse" per convocarle. Non guardano, le toghe, di buon occhio acchè non si debbano svilire i diritti dell'indagato innocente fino a prova definitiva a causa del protagonismo di alcuni pm o poliziotti. Probabilmente non va neanche troppo bene che «sia specificato all'articolo 314 del codice di procedura penale Marta Cartab che la condotta dell'indagato che in sede di interrogatorio si sia avvalso della facoltà di non rispondere non costituisce, ai fini del riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione, elemento causale della custodia cautelare subita». Eppure, con cinque anni di ritardo rispetto all'emanazione europea, finalmente l'Italia riscrive il rapporto tra organi requirenti e giornalisti. Adesso bisognerà vigilare sull'applicazione della norma.

 

 

 

Ma dalla lettura in transluce delle "distoria (LaPresse) sioni applicative" della norma suddetta, pare che l'Anm veda in tutto questo un bavaglio alla categoria. E a questo si aggiungano: la «netta contrarietà a qualsiasi utilizzo del sistema del sorteggio» per l'elezione dei componenti togati del Csm ma pure un giudizio critico sul ballottaggio; e la denuncia che la riforma Cartabia -già frutto di compromessi- con l'introduzione dell'improcedibilità metterà «a dura prova gli uffici giudiziari in maggiore difficoltà organizzativa»; e gli «inevitabili rallentamenti prodotti dalal modifiche sul rito , con le difficoltà interpretative legate alla disciplina transitoria...». E così via, in un'escalation di procedura da limare, squadernare, rivedere. D'altronde, la "presunzione d'innocenza" era già stata attaccata da magistrati del calibro di Gratteri, Di Matteo e Ardita. La candidata al Quirinale Cartabia, insomma, si sta facendo un sacco di amici... 

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