Affari immobiliari

Papa Francesco accusato in tribunale da monsignor Perlasca: "Non può dire queste cose", i pm sbiancano

"Non può dire queste cose". Monsignor Alberto Perlasca, figura chiave dell'inchiesta in Vaticano sull'affare immobiliare a Londra con i soldi dell'obolo di San Pietro, accusa Papa Francesco in persona e i magistrati saltano sulla sedia. Il retroscena del Corriere della Sera sulle deposizioni del monsignore è una scossa di terremoto proprio sotto la Santa Sede. 

 

 

 

Si parla di ore di tensione, di confronti drammatici avvenuti tra primavera 2020 e inizio 2021. Fino al 2018 Perlasca è stato a capo per un decennio dell'ufficio che gestiva in piena autonomia i 600-700 milioni della cassa dell'Obolo. In ballo c'è soprattutto il cardinale Angelo Giovanni Becciu, diretto superiore di Perlasca e Sostituto alla Segreteria di Stato. "Ovvero, il numero tre del Vaticano", sottolinea sempre il Corsera. Come noto i reati ipotizzati sono pesantissimi: truffa, estorsione, appropriazione indebita, riciclaggio. Gli avvocati difensori contestano all'accusa molti vizi di forma e proprio questo potrebbe far crollare l'impianto dei promotori di giustizia Gian Piero Milano e Alessando Diddi. Tra queste sbavature, il fatto che i video degli interrogatori non siano stati depositati, e per questo hanno ottenuto dal presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone l'annullamento del rinvio a giudizio. 

 

 

 


I giornalisti del Corsera hanno però visto quei video. Tra questi c'è l'interrogatorio di Perlasca, torchiato per 7 ore il 29 aprile dello scorso anno. Quando i magistrati gli chiedono di un giro di tangenti, il monsignore si difende sostenendo che l'affarista che ha gestito l'affare londinese Mincione "ci ha stregati, è un incantatore". Quando l'affare va male, Perlasca firma un contratto capestro con lo sconosciuto broker Gianluigi Torzi, che "si impossessa di fatto dell'immobile". "Io ero per la denuncia - spiega Perlasca, difendendosi  -. L'indicazione dall'alto era di trattare". L'alto è proprio il Pontefice. "Gli inquirenti insorgono, fanno scudo - riporta il Corsera -. 'Non può dire queste cose, siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto che cosa è accaduto e di tutti posso dubitare fuorché del Santo Padre! Il Santo Padre è stato tirato in mezzo!'". Uno scontro durissimo, a toni di voce altissimi. Dopo 4 mesi, Perlasca deciderà di ricomparire davanti agli inquirenti senza avvocato e collaborare.