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David Rossi morto, ecco le foto otto anni dopo: l'agghiacciante dossier della polizia (mai arrivato in procura)

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Paolo Ferrari
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Cosa c'è che non può essere visto all'interno del fascicolo fotografico realizzato dall'assistente della polizia di Siena, Federica Romano? Il giallo sulla morte di Davide Rossi ogni giorno che passa si arricchisce di qualche colpo di scena. L'ultimo in ordine di tempo riguarda proprio il dossier effettuato dalla polizia scientifica della città toscana, intervenuta per effettuare i rilievi la sera del 6 dicembre 2013. Di quel fascicolo, composto da oltre 120 voto e due video, si erano perse le tracce. Agli atti della Procura di Siena, infatti, non risultava mai essere stato depositato. Lo ha scoperto invece la Commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta da Pierantonio Zanettin (FI), che sta indagando da cinque mesi sulla morte dell'ex responsabile della comunicazione di banca Monte dei Paschi.

 

 

Interrogando nelle scorse settimane i vari poliziotti, fra cui Romano, che avevano proceduto ai rilievi nell'ufficio di Rossi, i commissari sono venuti a conoscenza che erano state effettuate queste foto e i due video di diversi minuti. Tutto materiale rimasto per otto lunghi anni nei polverosi archivi della Questura di Siena. Come mai non venne consegnato alla Procura? E come mai in questi anni, pur a fronte del clamore mediatico sollevato dalla vicenda, nessuno ne ha rivendicato l'esistenza? Un mistero. Ma un altro mistero è la modalità con cui la Questura di Siena l'altro giorno, su richiesta della Commissione, ha trasmesso il fascicolo fotografico: con il vincolo del segreto. Le foto ed i video, in pratica, possono essere visti solo dai commissari. Una modalità d'inoltro alquanto sorprendente, dal momento che le indagini sulla morte di Rossi sono state chiuse da anni e il segreto investigativo è finito da un pezzo. Perché, allora, imporre il segreto su delle foto che erano in archivio da marzo del 2013 e riguardano un evento che è stato archiviato come suicidio?

I commissari, a microfoni spenti, hanno fatto sapere che in quelle foto c'è la chiave per capire cosa sia successo la sera che Rossi precipitò dalla finestra del suo ufficio. Sarebbe clamoroso se la Questura, avendo la soluzione del giallo, abbia tenuto tutto in archivio per anni. Si voleva proteggere qualcuno d'importante? La Commissione d'inchiesta ha comunque deciso ieri di trasmettere, ovviamente con il segreto, queste foto al Consiglio superiore della magistratura e alla Procura generale della Cassazione. Un indizio importante. Essendo uffici che non svolgono attività investigative ma che si interessano dell'operato dei magistrati, il sospetto è che ci siano di mezzo i tre pm che erano intervenuti prima della polizia scientifica, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Nicola Marini. E continua a far discutere il ruolo avuto quella sera dal colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco.

 

 

L'ex comandante provinciale di Siena, pur essendo entrato per primo insieme ai tre pm nell'ufficio di Rossi, non compare in nessun verbale. Anche in questo caso, come mai? Il colonnello non fece una relazione di servizio su quanto effettuato quella sera. Aglieco ha dichiarato che era libero dal servizio e stava andando a comprare un pacchetto di sigarette quando vide una Volante della polizia che accorreva proprio nel vicolo di Monte Pio dove era riverso al suolo il corpo di Rossi. Aglieco ha dichiarato di aver effettuato numerose telefonate, al personale dipendente, al questore al prefetto della città, per informarli di quanto era accaduto. È possibile che non esista alcuna traccia di tutte queste attività? E chi ha firmato la segnalazione alla scala gerarchica? In attesa che si faccia luce su questi misteri, ieri mattina si è tenuta una conferenza stampa dei familiari di Rossi. «Chiediamo verità e giustizia: non siamo visionari. Chiunque abbia immagini o informazioni, ci contatti», l'appello di Carolina Orlandi, figlia della moglie di Rossi. Che ha concluso: «Vengano riaperte delle indagini per omicidio».

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