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Il governo cala le braghe davanti ai magistrati: il doppio stipendio soltanto per loro, quanto incassano

Paolo Ferrari
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Nulla da fare. È miseramente naufragato il tentativo di tagliare i "doppi stipendi" dei magistrati che svolgono la propria attività lavorativa lontano dai tribunali. Pare sia stata proprio la ministra della Giustizia Marta Cartabia a non voler toccare questi privilegi da Prima Repubblica. Il tema è annoso e, a questo punto, senza soluzione. Neppure la pandemia e l'esigenza di riformare il sistema giustizia, rendendolo finalmente efficiente agli occhi di Bruxelles, ha permesso infatti di archiviare queste norme anacronistiche. Il magistrato che ricopre un incarico dirigenziale presso un ministero, oltre a percepire il normale stipendio (circa 7mila euro netti), incassa anche un "trattamento accessorio" (5mila euro da capo di Gabinetto di un ministero, sempre netti). I due emolumenti si cumulano e valgono ai fini pensionistici.

 

 

 

TETTO PRESIDENZIALE

Enrico Costa (Azione), nella discussione in Commissione giustizia questa settimana, aveva cercato, senza successo, di mettervi un freno.
«Sinceramente non capisco. Nel 2013, uno dei primi provvedimenti dell'allora premier Enrico Letta (Pd) fu quello di eliminare le indennità per i parlamentari che svolgevano incarichi di governo», dichiara Costa a Libero. «Per il senatore che faceva il ministro o per il deputato che faceva il sottosegretario, era stato previsto solo lo stipendio da parlamentare. Perché i magistrati, che già sono bene pagati, devono sommare altri emolumenti?», si domanda Costa. La somma dei due emolumenti, per una disposizione varata da Matteo Renzi, non può superare i 240 mila euro lordi l'anno, lo stipendio del capo dello Stato. Il governo Draghi, però, ha recentemente tolto il paletto e quindi gli emolumenti da quest' anno potranno superare tale soglia. «Queste indennità si aggirano sugli 80mila euro annui e sono un incentivo ad andare fuori ruolo», puntualizza Costa. Poi la beffa. Le norme prevedono che un magistrato possa rimanere fuori ruolo per un periodo massimo di dieci anni. Costa era riuscito a ridurlo a sette. Durante il voto finale in Commissione, come per prodigio, si è tornati nuovamente ai 10 anni. Per avere contezza dei tanti magistrati che svolgono la propria attività senza indossare la toga ma da super burocrati dello Stato è sufficiente consultare il sito del Ministero della giustizia. La scoperta è sorprendente: tutti i dirigenti apicali di via Arenula sono magistrati. Sono più unici che rari i dirigenti di ruolo. Si inizia dal capo di gabinetto della ministra, Raffaele Piccirillo, e dal suo vice, Guido Romano, entrambi magistrati. Poi si passa ai quattro Dipartimenti di via Arenula. Quello dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, diretto da una magistrata, Barbara Fabbrini, con vice Lorenzo Del Giudice, altro magistrato. Il Dipartimento è a sua volta articolato nell'ufficio Affari generali e nell'ufficio circoscrizioni giudiziarie e piante organiche, con a capo due magistrati. Viene il turno del Dipartimento per gli affari di giustizia, con altri due magistrati, il capo Nicola Russo, e il suo vice Margherita Cardona Albini. Magistrati al Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap), con il capo, Carlo Renoldi, ed il vice, Roberto Tartaglia. Magistrati anche al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità: Gemma Tuccillo e il vice Claudio Giovanni Scorza. Ovviamente ci sono poi magistrati all'Ufficio legislativo, e al momento sono Franca Mangano con la vice Concetta Locurto, e all'Ispettorato generale: Maria Rosaria Covelli e il vice Liborio Frazzi. In pratica magistrati ovunque. Anche il direttore del personale, guarda caso, è un magistrato: Alessandro Leopizzi.

 

 

 

CONCORRENZA

A via Arenula dovrebbero essere circa 50 i magistrati fuori ruolo incaricati di "funzioni amministrative". «Se svolgono funzioni amministrative non si possono prendere degli amministrativi e non dei magistrati?», continua Costa. E stiamo parlando del Ministero della giustizia e dei magistrati ordinari. Non di quelli amministrativi o contabili. Il sospetto di una "commistione" di ruoli è fondato. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato è diretta da un magistrato. Ed è un magistrato anche il Capo dell'Ispettorato del lavoro. Il Parlamento vuole ora, per recuperare risorse, abbassare il tetto dei 200 fuori ruolo previsti dalla legge. Tetto che non tiene conto però dei magistrati che operano presso presso il Quirinale, la Corte Costituzionale ed il Consiglio superiore della magistratura. Ma la partita già si preannuncia improba. 

 

 

 

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