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Open Arms, "I migranti stavano male?". Giulia Bongiorno inchioda lo psicologo

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Nuova udienza a Palermo del processo Open Arms, che vede Matteo Salvini imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito, da ministro dell’Interno, lo sbarco dei migranti soccorsi da un’imbarcazione dell’ong spagnola. I fatti risalgono all’agosto del 2019: nell’aula bunker dell’Ucciardone l’avvocato Giulia Bongiorno ha messo in luce le relazioni troppo vaghe di Emergency, inchiodando lo psicologo dell’associazione.

 

 

Si tratta di Alessandro Di Benedetto, che dopo essere salito a bordo aveva insistito sul concetto che “tutti i migranti stavano male” e di conseguenza non aveva prodotto altre relazioni nemmeno minimamente specifiche: per questo, secondo la ricostruzione della Bongiorno, erano state reiterate richieste di informazioni precise per lo sbarco dei casi più gravi. Appena il rapporto era stato più circostanziato, le 5 persone coinvolte erano scese a terra velocemente, ma da parte di Emergency non ci furono altre risposte soddisfacenti.

 

 

“Molti migranti presentavano disturbi da stress post traumatico - ha raccontato lo psicologo Di Benedetto - che si traducevano in sintomi fisici e di ottundimento. vevano dolori, accessi di rabbia, atteggiamenti catatonici e di ottundimento. C'erano donne abusate, alcune incinte e si trattava di gravidanze frutto di violenze. Era una situazione border line, dove storie individuali dolorosissime venivano amplificate dalla situazione ambientale. Negli ultimi giorni eravamo arrivati al punto di non ritorno. C'erano stati tentativi di suicidio, liti, non c'era più nulla da fare, la percezione era questa”.

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