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Fdi, i pm smontano Formigli e Fanpage: lobby nera? Tutte bufale

Pietro Senaldi
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«Questo caso giornalistico puzza di montatura a chilometri di distanza e quanto visto a Piazza pulita ricorda il peggior Travaglio. Già, perché i soldi in nero incassati da Carlo Fidanza per Fratelli d'Italia sono come la famosa intercettazione di Berlusconi premier sulla "Merkel cul**a inchiavabile", apparsa sul Fatto Quotidiano e fatale al Cavaliere: non si troveranno mai, perché non esistono, però sono strumentali a creare un clima politico in base al quale a destra sono brutti, cattivi e anche un po' tanto fascisti e a sinistra sono immacolati». Con queste esatte parole abbiamo commentato nell'ottobre 2021 su Libero l'esplosione del caso Fidanza, tirato fuori da Fanpage e al quale Corrado Formigli stava dedicando una campagna mediatica molto aggressiva. Nessuno ci darà il Pulitzer per questo, né lo meriteremmo, perché eravamo facili profeti. Però qualcuno forse meriterebbe che gli venisse chiesto il conto del fango gettato su uno dei più stretti collaboratori della Meloni e sul partito che un anno dopo avrebbe vinto le elezioni.

 

 


I fatti in breve. Il sito Fanpage aveva infiltrato per tre anni un giornalista milanese, Salvatore Garzillo, nel sottobosco della destra cittadina. Il collega aveva contattato Roberto Jonghi Lavarini, il barone nero, un nostalgico messo ai margini da tempo da Fdi e che presumibilmente covava desideri di rivalsa. L'uomo mette in contatto il cronista, che si finge un imprenditore simpatizzante, con Fidanza, eurodeputato nonché uno dei responsabili lombardi del partito. L'incontro si svolge in strada. Garzillo offre dei soldi per un aperitivo elettorale, il politico si impappina, parla di "black", nero, ma poi spiega di aver voluto dire "cash", contante. Insomma, pare abboccare. Più tardi, in ufficio, Fidanza chiarisce tutto: per finanziare il partito occorre fare un bonifico. Il finto imprenditore sparisce e interrompe i rapporti. Continuano solo con Jonghi Lavarini, al quale Garzillo promette una valigia piena di soldi. All'appuntamento decisivo, non si presenta nessuno.

 


A corredo, circola anche un filmato dove, a un appuntamento pre-elettorale di Fdi, Jonghi Lavarini fa il saluto fascista a favore di telecamera, Fidanzalo rimprovera, scimmiotta il gesto e gli dice: «Ma che cavolo fai? Smettila». L'inchiesta di Fanpage ha cento ore di registrato, che finiscono in Procura, ma Piazzapulita trasmette solo la parodia del saluto romano fatta da Fidanza, quell'espressione, "black", e Garzillo che va all'appuntamento con un valigione che nessuno ritira. Tanto basta a fare scoppiare lo scandalo, casualmente giusto a due giorni dalle elezioni Comunali a Roma e Milano. La Meloni chiede di visionare tutto il girato ma Fanpage glielo nega.


PREZZO ALTISSIMO
Ieri, la festa della liberazione di Fidanza. I pm milanesi fanno filtrare alle agenzie la notizia che l'inchiesta per finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio aperta a carico dell'europarlamentare e di altri va verso l'archiviazione. Tanto ormai si è votato, nelle città e per le Politiche. Regalo di Natale all'europarlamentare di Fdi? Più che a lui, alla giustizia e ai cittadini. La vicenda si chiude ma difficilmente se ne aprirà un'altra. Chi paga per aver infamato? La Befana porterà il carbone a Fanpage e a Piazzapulita? A chi potrà, lo stretto collaboratore della Meloni, chiedere conto, e magari i danni, per un'inchiesta che l'ha messo ai margini della vita politica proprio quando, dopo trent' anni di attività personale immacolata, il suo partito arrivava alla guida del governo? Chissà, forse oggi, senza quelle accuse infamanti che fecero esplodere di rabbia l'attuale premier, Fidanza, che è stato una delle architravi della politica di Fdi in Europa, sarebbe ministro.


Eppure era tutto così chiaro fin da subito... C'è stato un linciaggio per apologia di fascismo, quando per questo reato non è neppure mai partita l'inchiesta, e per i soldi, che nessuno ha mai visto; anzi, non ci sono mai stati. Eppure, quando sei vittima del fuoco incrociato della televisione e della sinistra, è difficile difendersi. Anche i giudici, che magari sospettano da subito che non c'è nessun reato, aprono un faldone, se non altro per non sentirsi rinfacciare di non averlo fatto. L'inchiesta almeno dodici mesi deve durare, sennò dà l'idea di essere finta, e tu intanto sei fuori dai giochi.


SCHEMA RIBALTATO
Un tempo funzionava così. I magistrati che volevano far carriera aprivano un'inchiesta contro un politico, preferibilmente del centrodestra, i giornali la rilanciavano e la sinistra la cavalcava strumentalmente. Tanti innocenti si sono dovuti dimettere sotto una devastante pressione mediatica, costretti a farlo dai loro partiti, che sacrificavano il singolo per salvare la baracca. La Meloni non ha mai davvero mollato Fidanza, ma certo ha dovuto spegnerli i riflettori intorno. Oggi la situazione è addirittura peggiorata. L'iniziativa non parte neppure più dai magistrati. Sono i giornalisti partigiani che individuano il nemico e gli sparano addosso, poi arriva l'inchiesta.

Siamo passati dalla giustizia a orologeria al giornalismo a orologeria, infatti i filmati su Fidanza sono stati dati in pasto all'opinione pubblica a una manciata di ore dal voto, senza che ci fosse tempo per analizzarli, un pugno in pancia senza diritto di replica. È la stampa, bellezza... D'altronde, non può essere un caso se i colleghi di Fanpage avevano provato a incastrare esponenti della Lega meneghina e quindi quelli di Fdi, ma non hanno fatto alcun tentativo con politici grillini o del Pd, quasi che l'inchiesta, con tanto di istigazione a delinquere, fosse stata cucita in modo sartoriale per screditare il centrodestra. Ricordiamocelo, la prossima volta che vediamo i soliti noti replicare le solite accuse in televisione.

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