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Matteo Messina Denaro, "buco nell'acqua": nel suo covo...

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Cosa stanno cercando gli inquirenti nel covo di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara? I carabinieri che hanno già perquisito l'abitazione del paesino di 11mila anime tra Mazara del Vallo e Castelvetrano, il luogo di nascita del superboss della mafia arrestato lunedì mattina alla clinica Maddalena di Palermo dopo 30 anni di latitanza, nell'appartamento a nome "Famiglia Bonafede" (Andrea Bonafede era il nome fittizio usato dall'erede di Totò Riina per registrarsi alla clinica e condurre una vita il più possibile "normale") non hanno trovato armi, segno che l'ultimo Capo dei capi viveva in totale serenità, ma oggetti di lusso sì. Non è un caso dunque che Messina Denaro si fosse recato a Palermo per i controllo dopo l'operazione per tumore al colon e i cicli di chemioterapia, indossando un montone di gran pregio e un orologio al polso da 35mila euro. 

L'obiettivo grosso della perquisizione, però, era un altro: trovare le carte lasciate da Riina a quello che, nel 1993, riteneva il suo Delfino. Il capo naturale di Cosa Nostra in quanto "ultimo dei Corleonesi" e uomo di fiducia nel drammatico biennio delle stragi, tra 1992 e 1993. Messina Denaro ha mantenuto il controllo dell'organizzazione mafiosa, pur deludendo il Padrino. Secondo Riina, che assisteva a tutto dal carcere, il 30enne era più interessato agli affari e ai soldi che all'attività "militare e politica" della Cupola. Era un "dritto", parole del boss di Corleone, ma forse un po' troppo. E anche per questo forse Messina Denaro-Bonafede è riuscito a essere Primula rossa per 30 anni, concentrandosi più sull'aspetto finanziario della criminalità organizzata che su quello "pratico" degli spargimenti di sangue.

I carabinieri sono entrati nell'appartamento-covo alle prime luci di martedì, dopo aver battuto la zona palmo a palmo. Diversi pentiti avevano raccontato che Messina Denaro fosse il "custode" del tesoro di Riina, fatto di carte top secret e contatti di altissimo livello. Di tutto questo però, fino a questo momento, non c'è traccia. La speranza è che il boss, stanco e malato, decida di vuotare il sacco una volta conclusa la sua vita da persona libera, seppur in fuga.

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