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Caso Davigo, "congiura di palazzo": chi trema ora

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Un regolamento di conti in grande stile all’interno della magistratura italiana. Anzi, per utilizzare le parole del giudice romano Nicolò Marino che ha assolto Marcella Controffatto, l’ex segretaria di Piercamillo Davigo, dall’accusa di calunnia nei confronti dell’allora procuratore di Milano Francesco Greco, «una congiura di palazzo».
Tutto nasce a seguito della diffusione dei verbali delle dichiarazioni dell’avvocato esterno dell’Eni Piero Amara circa l’esistenza di una loggia paramassonica denominata Ungheria. Le dichiarazioni di Amara vengono verbalizzate a dicembre del 2019 dal pm milanese Paolo Storari, allievo di Ilda Boccassini.

Storari è pronto ad effettuare le indagini su questa nuova P2 ma viene “stoppato” dai suoi capi in quanto Amara è il principale teste d’accusa nel processo Eni-Nigeria e non può rischiare una incriminazione per calunnia. Cerca sponda, allora, con Davigo, in quel periodo componente del Csm, che conosce tramite la moglie, la collega Alessandra Dolci. Durante un incontro organizzato a casa dei coniugi Davigo, Storari gli consegna le chiavette con i verbali. Da quel momento si scatena un terremoto che porterà Davigo alla sbarra a Brescia per rivelazione del segreto. Davigo, infatti, informa dell’esistenza di questi verbali alcuni colleghi al Csm.
Per Marino, però, i verbali erano «coperti da segreto investigativo» e dunque non potevano essere divulgati.

 

 

 

ALLARME ISTITUZIONALE
«Eppure - ragiona il giudice del tribunale di Roma- sarebbe bastato poco, sin dalla prima comunicazione a Davigo dell’esistenza di quei verbali, per non creare, in maniera scomposta, l’ennesimo allarme istituzionale all’interno della Magistratura: seguire le regole, ovvero declinare la consegna dei file word, invitare Storari a rivolgersi al suo procuratore generale e mantenere il riserbo. Ma il consigliere Davigo, nonostante la sua straordinaria esperienza, ha, purtroppo, imboccato la strada sbagliata, e con lui altri».

I verbali finirono poi sui giornali e Contraffatto venne accusata di essere stata la “postina”. Nulla di vero per il giudice Marino che ha messo nel mirino gli “altri”, cioè i due consiglieri del Csm Giuseppe Marra e Giuseppe Cascini.  Il primo «ha permesso che i verbali di Amara venissero ulteriormente divulgati, seppure coperti da segreto investigativo e in assenza di ogni comunicazione ufficiale da parte della Procura di Milano all'organo di autogoverno della magistratura; ha direttamente offerto le sue valutazioni in merito alla credibilità di Amara nonostante nè lui, nè il consigliere Davigo avessero titolo per farlo; ha omesso ogni denuncia alla competente autorità giudiziaria; ha addirittura provveduto a distruggere i verbali una volta appreso delle perquisizioni effettuate in danno della Contraffatto ed essersi accertato, tramite Davigo, che era stato quest'ultimo a portare i verbali sulla sua scrivania».

 

 

I RILIEVI
A proposito di tale ultima circostanza, scrive il giudice, “è veramente allarmante che un magistrato togato, componente del Csm, prima di distruggere i verbali, si sia confrontato con Davigo, raggiungendolo a Milano, per verificare se gli stessi fossero stati portati sul suo tavolo direttamente da lui o tramite la Contraffatto; evidentemente aveva ben chiaro come la disponibilità di quei verbali apparisse, oltre che ingiustificata, anche imbarazzante». Il secondo, invece, non ha «denunciato alla competente autorità giudiziaria quegli accadimenti, come sarebbe stato logico pretendere da un pubblico ufficiale che avesse avuto la disponibilità di verbali costituenti corpo di reato e la piena consapevolezza». Cascini, pm che ha condotto le indagini su Mafia Capitale, si trova ora in un corto circuito: ad indagare nei suoi confronti dovrebbero essere i pm del suo ufficio. Un fatto, ovviamente, impensabile in qualsiasi Paese civile. Il nuovo Csm dovrà quindi necessariamente trasferire Cascini ad altro incarico. La consiliatura 2018-2022, poi prorogata, rimarrà nella storia come quella con il maggior numero di magistrati coinvolti in procedimenti penali. Veramente un bel risultato.

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