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Inchiesta Covid, Alessandro Sallusti: "Enorme pagliacciata su una enorme tragedia"

Alessandro Sallusti
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C’è una parola sola per definire ciò che sta accadendo sul fronte dell’accertamento di eventuali responsabilità penali nella gestione della pandemia Covid, e quella parola è “caos”. Siamo di fronte a un impazzimento totale: richieste di rinvio giudizio come se piovesse anche se il procuratore di Bergamo, che ne ha fatte più di tutte, ammette di aver dovuto procedere ma di non essere convinto della loro fondatezza; spezzoni di intercettazioni, interrogatori ed email sequestrate che escono alla rinfusa con il chiaro intento di colpire questo o quel politico; spezzoni dell’inchiesta principale di Bergamo su cui si stanno avventando altre procure in cerca di verità ma anche divisibilità mediatica. 

Ieri, per fare un esempio, dalla procura di Roma è trapelato che anche due ex ministre della Sanità prima di Speranza, Giulia Grillo dei Cinque Stelle e Beatrice Lorenzin del Pd, sono indagate ma contemporaneamente il Tribunale dei ministri ha dichiarato non processabili sia l’allora premier Giuseppe Conte che l’allora ministro Roberto Speranza.

 

Cosa è tutto questo se non una enorme pagliacciata messa in scena sulla più grossa tragedia umanitaria che il paese ha vissuto dal dopoguerra? Anche perché parliamo di fatti e parole totalmente decontestualizzati dal cuore del problema. “C’è evidenza che il ministro disse, c’è evidenza che il governatore fece”, leggiamo ma l’unica evidenza di cui non si parla è che in Italia - ecco il cuore del problema - morivano dalle quattro alle seimila persone al giorno, alcune in modo atroce, per colpa di un virus misterioso in quel momento – e fino all’arrivo dei vaccini – inarrestabile qui come del resto in ogni angolo del nostro pianeta.

A oggi il conto è di 188 mila italiani morti per il Covid o con il Covid, questa è l’unica “evidenza” importante. Nel mondo sono morte 6,8 milioni di persone. Che mi risulti solo la Francia ha allestito processi per le decisioni politiche (eventuali fatti dolosi sono altra cosa). O meglio, la classe politica che si è dimostrata non all’altezza, come è successo anche in Italia con il governo Conte, è stata condannata prima dalla politica e poi dagli elettori - giudici severi e imparziali - alla pena più dura: andare a casa. Fatto, senza tanto can can.

 

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