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Iolanda Apostolico, la magistratura getta la maschera: la decisione del Csm

Paolo Ferrari
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Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso ieri di scendere in campo a favore della giudice di Catania Iolanda Apostolico. La prima Commissione di Palazzo dei Marescialli, competente sulle “condotte” delle toghe, ha votato infatti, con la sola astensione del suo presidente, l’ex senatore di Forza Italia Enrico Aimi, l’apertura di una pratica a tutela della magistrata, come era stato richiesto la scorsa settimana da una quindicina di consiglieri. Una “turbo” decisione che sa molto di beffa dal momento che analoga solerzia non sembra esserci nel valutare i comportamenti della giudice catanese, immortalata mentre partecipava ad una manifestazione organizzata da movimenti di estrema sinistra, fra cui Potere al Popolo, contro l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, condividendo poi sul proprio profilo Facebook post volgari ed offensivi nei suoi confronti. La pratica a tutela della magistrata dovrà essere discussa in uno dei prossimi Plenum. 

Il dibattito si preannuncia incandescente in quanto i togati delle correnti di sinistra, che hanno chiesto ed ottenuto l’apertura della pratica a tutela, vorranno sfruttare l’occasione per mettere in difficolta il governo sulla sua politica di contrasto all’immigrazione clandestina. Nel mirino, ovviamente, il decreto Cutro. L’Associazione nazionale magistrati, sul punto, ha già preso posizione durante l’assemblea dello scorso fine settimana, approvando un documento che è una dichiarazione di guerra contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.

 

Per il sindacato delle toghe, il governo vuole «intimorire i giudici» e «persuadere i cittadini che decisioni sgradite, non in linea con le scelte del governo, siano solo frutto di esercizio strumentale e, quindi, deviato della giurisdizione e di contrapposizione politica». «Siamo in presenza di un attacco di straordinaria gravità che sposta volutamente l’attenzione dalla discussione sul merito del provvedimento» sui migranti ai «comportamenti tenuti al di fuori dell’esercizio delle funzioni» da un magistrato, aveva fatto sapere l’Anm, chiedendo poi «con forza alla politica di riflettere sugli effetti dannosi per i cittadini di simili operazioni di delegittimazione, volte ad indebolire la credibilità del potere giudiziario e l’indipendente esercizio della funzione giudiziaria».

 

L’Anm, presieduta dal giudice progressista Giuseppe Santalucia, fresco di nomina a presidente di sezione penale in Cassazione, ha anche confermato lo stato di agitazione «sui temi dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura» e ha deliberato la convocazione di una assemblea generale con all’ordine del giorno «gli attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia protezione internazionale». I segnali per un ritorno allo scontro fra toghe e politica che caratterizzò i governi Berlusconi ci sono tutti ed il Pd di Elly Schlein, in stato comatoso e privo di qualsiasi strategia politica, tranne le scelte dell’armocromista di fiducia, potrebbe avvantaggiarsene. Le premier ha sempre dichiarato di non voler andare contro i magistrati e di essere disponibile ad una mediazione su temi divisivi, come la separazione delle carriere fra pm e giudici che pur essendo nel programma di governo non è fra le priorità. Una scelta, però, che rischia di esser vista, alla luce di quanto sta accadendo, come un segnale di debolezza.

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