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Villa Alberoni, grosso guai per Santanché: indagine sulla maxi-plusvalenza

Paolo Ferrari
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Dopo aver chiuso questa settimana le indagini nei confronti di Daniela Santanchè e del compagno Dimitri Kunz D’Asburgo, accusati di truffa aggravata ai danni dell’Inps per la cassa integrazione Covid, la Procura di Milano ha deciso di aprire un nuovo fronte giudiziario, mettendo nel mirino la compravendita della villa in Versilia appartenuta al sociologo Francesco Alberoni.

La procuratrice aggiunta Laura Pedio, titolare di tutti i fascicoli che vedono attualmente coinvolta la ministra del Turismo, da quanto si appreso avrebbe delegato nei giorni scorsi il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza ad effettuare accertamenti fiscali e patrimoniali, ipotizzando il reato di riciclaggio. La vicenda riguarda la plusvalenza incassata da Kunz D’Asburgo e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. Gli inquirenti sospettano che, se non tutta, parte della somma possa essere servita per coprire i debiti di Visibilia, la società della parlamentare di Fratelli d’Italia. La villa era stata acquistata da Kunz D’Asburgo e da De Cicco per 2,45 milioni di euro. Un’ora dopo il rogito, avvenuto il 12 gennaio dello scorso anno, Kunz D’Asburgo e De Cicco avevano a loro volta rivenduto la villa all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni, con una plusvalenza quindi di un milione di euro.

La procuratrice aggiunta Pedio, affiancata dai pm Marina Gravina e Luigi Luzi, non avrebbero effettuato iscrizioni nel registro degli indagati. Il preliminare di vendita, in particolare, era stato firmato da Kunz D’Asburgo e De Cicco con l’avvocato Elisabetta Nasi, procuratrice di Alberoni, il 22 luglio 2022. La villa, un immobile di 350 metri quadrati su tre livelli con giardino e piscina, aveva bisogno di lavori di manutenzione e la cifra di 2,45 milioni di euro era stata ritenuta congrua.

 

Il 7 ottobre successivo, prima dunque di rogitare, veniva firmato un nuovo contratto preliminare. Questa volta con Rapisarda. Che versò subito come anticipo un milione di per poi ottenere uno sconto di 100 mila euro sul prezzo finale. Il rogito, come detto, fu effettuato 12 gennaio dello scorso anno a distanza di un’ora e in due studi notarili diversi. L’Antiriciclaggio di Bankitalia, probabilmente insospettitasi dalla tempistica, aveva allora avvisato la Procura di Milano. Al momento non è nota quale sia stata la destinazione della somma della plusvalenza che sarebbe stata divisa a metà tra Kunz e la moglie di La Russa, che in serata ha affermato come la compravendita sia «avvenuta alla luce del sole» e che la plusvalenza, da lei «incassata», sia «sempre rimasta» nella sua disponibilità. La Procura potrebbe allora convocare a breve Rapisarda per interrogarlo.

L’imprenditore, comunque, quando il caso divenne di pubblico dominio la scorsa estate, aveva risposto a chi gli chiedeva spiegazioni che era alla ricerca di una villa in zona da tempo. E che Kunz non voleva venderla: «Ha accettato perché ho insistito». Aggiungendo poi che «gli ho fatto un favore, certamente. Ma non è altro che una classica compravendita. La loro fortuna è stata avere un affare del genere tra le mani». All’epoca, Rapisarda non sarebbe stato a conoscenza della crisi di liquidità di Visibilia. «Se hanno usato i soldi per sanare non vedo il problema. Per me Dimitri è un amico. Lo conosco da molto prima del rapporto con Santanchè», erano state le sue parole. Le turbolenze finanziarie di Visibilia, per la cronaca, erano iniziate a giugno 2022 quando i revisori si erano rifiutati di firmare il bilancio della società.

 

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