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Riforma della giustizia, i giudici combattono solo per il loro potere

 Toghe

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, a proposito della separazione delle carriere Giovanni Falcone ha scritto considerazioni inequivocabili: "Comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diversa essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l'habitus mentale, le capacità professionali richieste per l'espletamento di così diversi: indagare a tutti gli effetti il ​​pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice".

Non credo che possa essere messo in questione l'autonomia e l'indipendenza di giudizio di Giovanni Falcone. Per di più quello che egli scrive mette in evidenza l'esigenza di una specializzazione nella multiforme attività del “magistrato unico”. Lei ricorderà che nel passato c'era un magistrato specializzato nello svolgimento delle indagini che si chiamava giudice istruttore. Purtroppo quella figura di magistrato è stata cancellata, con un risultato disastroso perché parte dei pm non sanno farle indagini ma tutti i pm sono diventati quasi onnipotenti, sia all'interno della magistratura che fuori. Allora, visto che stando ai testi della riforma Nordio non è in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, perché l'Anm prepara le barricate con i connessi Pd e M5S che si contendono il ruolo di “partito dei giudici” (più esattamente partito dei pubblici ministeri)?

 

 

L'Anm fa le barricate per una decisiva questione di potere. La connessione tra Anm e Csm è diventata strettissima. Il Csm è diviso in correnti ed è cogestito da una corrente di destra (Magistratura Indipendente), da una corrente di centro (Unicost), due tre correnti di sinistra (Magistratura Democratica e frattaglie varie). Già questo, a bene vedere, è un controsenso perché rende evidente l'estrema politicizzazione della magistratura italiana. Per dire come stanno le cose, la prima storia di Magistratura Democratica scritta da Giovanni Palombarini fu intitolata: Giudici a sinistra.Nel Pci-Pds c'era un autentico “partito dei giudici” con personaggi che per 5 anni facevano i presidenti della commissione giustizia, poi tornavano in magistratura, guidando una sezione della Cassazione o una importante procura e poi ritornavano in Parlamento.

Comunque se questa è stata la poesia, molto più importante e significativa è la prosa nel senso che in sede Csm le cariche e le assegnazioni di sede non sono decise sulla base dei titoli ma dalla lottizzazione fra le correnti. Ma tutte le correnti della magistratura sono guidate da pubblici ministeri. Di conseguenza con la magistratura unica e con un unico Csm i pubblici ministeri gestiscono anche le carriere e l'assegnazione delle sedi dei magistrati giudicanti, con la conseguenza di una loro sostanziale subalternità. Con i due Csm, con l'estrazione per sorteggio di una larga parte dei loro componenti, il potere delle correnti e quindi dei pm, viene fortemente ridimensionato. Sin qui la chiamata alle armi con lo sciopero indetto dall'Anm. Ma la reazione delle procure era già cominciata da tempo. Qualche procura ha giocato d'anticipo mandando un avvertimento inequivocabile: in questo quadro Toti è una sorta di ostaggio, come quelli di Hamas, o di prigioniero politico, un ostaggio che evoca molti rischi futuri.

Infatti la situazione è potenzialmente esplosiva. Infatti che succederebbe, caro direttore, se venisse generalizzata la “dottrina” che ha colpito Toti addirittura con l'arresto secondo la quale vengono considerati tangenti anche i contributi dati in modo trasparente ai presidenti di Regione, agli assessori, ai sindaci qualora le imprese che li hanno dati lavorare negli stessi territori? Ci sarebbe una strage di presidenti di Regione, di assessori, di sindaci. Allo stato non sappiamo se collocati tutti nella stessa area politica in cui è il ministro di Grazia e Giustizia che ha avuto il coraggio e l'incoscienza di proporre questa riforma oppure se la misura si estenderebbe a tutti coloro che hanno questa qualifica e si trovano in questa situazione. Visto poi che Bonaccini attuale presidente della Regione Emilia Romagna e la Schlein, fino a poco tempo fa sua vice, fanno su Toti gli spiritosi, come la mettiamo con le cooperative rosse che adesso in Emilia e in Toscana, prima anche nelle Marche e in Umbria, lavorano a tempo pieno in quelle regioni che godono di canali preferenziali ea loro volta, fra l'altro, impiegando quadri che poi lavorano anche per il Pd?

Alla luce delle interpretazioni adottate per Toti, non ci troveremmo di fronte a una tangente organica e permanente con inevitabili conseguenze penali qualora la magistratura fosse obiettiva e non politicamente orientata? Come vede, caro direttore, c'è materia per il presente e per il futuro di fuochi d'artificio.
*Presidente ReL Riformismo e Libertà 

 

 

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